"Il sistema sanitario e sociosanitario ligure va sicuramente ripensato. Questo, per almeno due ragioni. La prima, per motivi di sostenibilità economica: un sistema che tende ad essere invariante non regge alla compressione delle risorse e quindi prima prova a razionalizzare, poi a ridurre e infine a razionare i servizi. La seconda ragione deriva dai bisogni espressi nella nostra regione che sono sostanzialmente correlati all’indice di vecchiaia, con il conseguente andamento epidemiologico, l’aumento considerevole delle cronicità fino alla non-autosufficienza. In sostanza, il compito che spetta ad una riforma è quello di limitare i conflitti tra i diritti sanciti dall’articolo 32 della Costituzione e le risorse disponibili". Così la Cgil Liguria, che per il 13 ottobre, a Chiavari, ha organizzato un convegno su 'Il sistema sanitario e sociosanitario ligure', alla presenza, tra gli altri, di Igor Magni della segreteria regionale Cgil.
"Oggi discutiamo della riforma ligure e della ricaduta sul nostro territorio. Il modello di riferimento della regione si rifà all’Azienda Zero veneta e alla riforma della sanità della Lombardia. In linea di principio niente da obiettare: nulla di più ricalcato nel nostro Paese dei piani sanitari. La stessa riforma nazionale del ’78 fu ispirata da quella inglese. Ma la domanda di fondo è se esistono pesi e contrappesi. Ovvero se, da un lato, si accentrano molteplici funzioni, dall’altro come si potenzia il territorio e gli assetti distrettuali senza aumentare i centri decisionali, la burocrazia e i costi a discapito dei servizi e dei Livelli Essenziali di Assistenza oggi a fatica erogati. La nuova azienda ligure A.Li.Sa. e il Testo Unico in sanità nuove regole e percorsi uniformi nell’offerta sanitaria e sociosanitaria oppure maggiori costi senza risposte concrete agli attuali bisogni di salute", conclude il sindacato.