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Le mobilitazioni contro il Jobs act, in vista della manifestazione nazionale del 25 ottobre, sono iniziate un po' in tutto il Paese. A fare da battistrada, c'è la Cgil Emilia Romagna, che ha stilato una sorta di mappa delle proteste con la pubblicazione su Facebook delle foto dei lavoratori in piazza il 16 ottobre, allorquando si terrà lo sciopero regionale di otto ore con corteo a Bologna. A illustrarle stamattina a Radioarticolo1 è stato Vincenzo Colla, segretario generale della Cgil regionale.
"Noi abbiamo deciso la mobilitazione di tutte le categorie – ha esordito l'esponente della Cgil emiliana –, perchè, dietro anche la spinta delle nostre rappresentanze sindacali, abbiamo capito che dovevamo mettere in campo un'iniziativa che rafforzasse la manifestazione del 25 ottobre, che credo rappresenterà un punto di svolta e anche di discussione politica e sociale nel Paese, e a cui la Cgil emiliana darà un contributo forte, di grande visiblità numerica. Nel nostro Parlamento stanno succedendo cose inaccettabili e c'è il rischio che si vada a modificare non solo lo Statuto dei lavoratori, ma lo stesso articolo 1 della Costituzione, con l'imprenditore che diventa il centro di tutto e che, essendo libero di licenziare, può fare quello che vuole. Questo non può e non deve passare: noi chiediamo che nei luoghi di lavoro, qualora ci sia un'ingiustizia individuale, non sia nè un sindacalista nè un imprenditore a decidere, ma un giudice, come avviene in tutti i paesi democratici".
"Ci hanno definito vecchi e conservatori – ha proseguito Colla –: noi ci consideriamo innovativi, quando si tratta, come abbiamo fatto alla Ducati a alla Lamborghini, di firmare accordi sulla produttività con i turni anche di domenica. Ma poi diventiamo conservatori, quando bisogna salvaguardare lo Statuto dei lavoratori. Facendo un paragone con la Germania, lì la reintegra esiste dal 1951, da noi è stata introdotta nel 1970. Ecco, io sono conservatore rispetto ai tedeschi e ho ancora vent'anni da fare, spero con serenità".
"Girando nelle aziende, tra i lavoratori – precisa ancora Colla –, il sentimento diffuso è il tradimento. In molti avevano puntato, oltrechè votato, per questo governo e il tema del cambiamento era un tema vero su cui si riponeva fiducia. Oggi vediamo che Renzi è passato a destra e sta cercando di dare un colpo definitivo ai lavoratori, e di conseguenza, anche al sindacato. Ma siccome chi lavora non è fesso ed è gente che capisce in fretta, ha capito che deve dare una risposta di fronte a un attacco del genere. per questo, sono già partiti i primi scioperi spontanei da parte di Rsu, lavoratori e addirittura siamo travolti da miriadi di ordini del giorno che ci segnalano la mobilitazione in corso un po' ovunque sul nostro territorio. Ciò ha rafforzato in noi la convinzione di indire una manifestazione regionale per il 16 ottobre".
Per quanto riguarda il Jobs act, secondo il dirigente emiliano, "quello che più indigna i lavoratori è il timore di venir licenziati: a che serve il contratto a tutele crescenti, ci dicono in molti, se non ho più l'articolo 18? Se togliamo le tutele, siamo tutti lavoratori di serie C, perchè togliendo l'articolo 18 non c'è più il tempo indeterminato e diventiamo tutti precari. Non si può poi raccontare che tale processo crei occupazione, perchè, come ci ha insegnato la Fornero, questo non è vero. Tra l'altro, con quella legge si era già modificato l'articolo 18 e, come conseguenza, eravamo passati da 190 a 1.800 cause di lavoro. Dunque, non si è affatta incrementata l'occupazione, ma al contrario sono decuplicati i licenziamenti! Per noi, insomma, il conflitto con il governo diventa inevitabile, proprio alla luce di questi dati".
In merito al vertice Ue di ieri sul lavoro e alle politiche europee da adottare, Colla ha risposto che il passaggio fondamentale da fare per fermare la disoccupazione, soprattutto quella giovanile, è quello di "puntare sulle risorse e sulla revisione del Patto di stabilità, che permetta agli enti locali di fare una miriade di investimenti. Da qui al 2020, gli unici soldi da spendere saranno appunto quelli dell'Unione, ma per farlo, bisogna che il governo ci permetta di usarli. Si fa un decreto sull'articolo 18, e non si dice nulla sul Patto di stabilità o in tema di evasione, di falso in bilancio, di appalti, di lavoro nero? Cosa intende fare Renzi su tali questioni? Aspettiamo risposte, per ora abbiamo la storia dello Statuto dei lavoratori buttata in un tombino con un voto di fiducia, è questo per noi, così come per lavoratori e pensionati, è intollerabile".
Il dirigente della Cgil emiliana ha poi ricordato le tappe della crisi dal 2008 ad oggi nella Regione. "I sindacalisti in prima linea hanno fatto un miracolo nel gestire un miliardo di ore di cassa integrazione, salvaguardando imprese, e di conseguenza lavoratori. Pensiamo alla vertenza 'la Perla', dove grazie agli ammortizzatori sociali abbiamo tutelato 400 donne. Quando sento parlare di ammortizzatori come di una bolla finanziaria da smontare, controbatto che chi dice queste cose non capisce nulla, perchè dietro la cosiddetta bolla ci sono persone in carne e ossa. E siccome la crisi non è finita, ma, al contrario, è sempre più grave per via della deflazione prevista anche nel 2015, e sono probabili a breve licenziamenti di massa, se non diamo una risposta di tenuta sarà una catastrofe anche in Emilia Romagna. Oltretutto, da noi ci sono 32.000 cassintegrati in deroga che non sanno che fine faranno, visto che stanno aspettando le risorse da aprile e non sappiamo se la copertura si protrarrà nel 2015. Tale incertezza fa sì che molti imprenditori non fanno più accordi con noi, ma ricorrono direttamente alle procedure di mobilità, con il rischio a breve di vedere licenziata tantissima gente. In quel caso, non c'è articolo 18 che tenga, perchè stiamo parlando licenziamenti collettivi".
"Finora ci siamo salvati – prosegue Colla –, perchè mentre salvavamo imprese e lavoratori, abbiamo continuato a investire sul territorio, grazie a provvedimenti ad hoc. Inoltre, abbiamo fatto una legge sulla rappresentatività molto importante, che inizia adesso a dare i primi risultati. Renzi verrà da noi domani, 10 ottobre, a mettere la prima pietra sull'investimento Philip Morris di 500 milioni, che darà lavoro a centinaia di lavoratori. Ma lui non c'entra, perchè quell'accordo l'abbiamo firmato noi assieme ad azienda e istituzioni locali, in virtù delle buone relazioni che abbiamo nella Regione, e per giunta quando l'articolo 18 c'era".
"Perciò – ha aggiunto il leader della Cgil Emila Romagna –, c'è bisogno, anche a livello nazionale, di un dialogo vero tra istituzioni, imprese e sindacati. Non si può gestire una crisi del genere da soli, pensando di essere Mandrake. Nè è pensabile delegittimare gli interlocutori, come ha fatto Renzi con Cgil, Cisl e Uil, ricevendoli un'oretta e dichiarando il giorno prima di mettere la fiducia su un provvedimento di tale portata. Stessa cosa si appresta a fare sul Def, inserendo in calendario un incontro con i sindacati per il 27 ottobre, dopo che il 16 l'avrà già depositato in Europa, e quindi sarà immodificabile. Prima di programmare un tavolo negoziale, c'è bisogno di rispettarsi a vicenda e di riconoscere il ruolo che ognuno di noi rappresenta nel Paese".