“La Cgil e il Nidil Cgil di Torino ritengono che l'articolo pubblicato sul Corriere della Sera, che prefigura una distanza tra le istanze dei riders e il sindacato, sia fuorviante e scorretto. Nei mesi passati infatti il sindacato confederale ha interloquito con molti riders, sostenendo le loro lotte e richiedendo incontri con le diverse aziende interessate”. Così il sindacato in una nota. La Cgil e il Nidil ritengono che “questi lavori, definiti erroneamente ‘lavoretti’, determinati da piattaforme digitali (Foodora, Deliveroo, ecc), vadano riconosciuti come tali. Per questo propongono il riconoscimento di una retribuzione oraria che permetta un reddito dignitoso, come prevede la Costituzione (art 36), una copertura assicurativa contro gli infortuni, l’obbligo di un numero di ore di lavoro minime garantite affinché non ci siano discriminazioni tra chi lavora. Queste tutele devono essere riconosciute a prescindere dalla natura del rapporto giuridico definito dalla legislazione attuale”.
Anche per queste lavoratrici e lavoratori, prosegue il comunicato, “la Cgil si impegna a raggiungere questi risultati attraverso la contrattazione quotidiana a tutti i livelli, con l'obiettivo di arrivare ad un auspicabile intervento legislativo che accolga le nostre proposte. In questo senso, la Carta dei Diritti Universali del Lavoro presentata dalla Cgil al Parlamento darebbe delle risposte anche a questi lavoratori, attraverso il riconoscimento di diritti e tutele. È preoccupante che il percorso intrapreso da alcuni riders sia quello di costituirsi in sindacato di mestiere e non fare un percorso con un sindacato confederale (qualunque esso sia), che permetterebbe di collocare la discussione in un contesto di modifica delle normative che abbia una portata generale. Inoltre – conclude la nota – riteniamo sbagliato perseguire l'obiettivo di un contratto collettivo nazionale specifico. La Cgil e il Nidil continueranno a sostenere le rivendicazioni delle lavoratrici e dei lavoratori delle piattaforme, a partire dalle proposte contenute nella Carta dei Diritti, per garantire a tutte e tutti la dignità del lavoro”.