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“Accoglienza, inclusione, lotta allo sfruttamento e al caporalato. In opposizione ad ogni spinta populista e razzista”. Sono state queste le parole d’ordine che la Cgil ha scandito a gran voce, nel corso della partecipata manifestazione “Aprite i porti e i cuori: restiamo umani”, a Vibo Valentia, in ricordo di Soumaila Sacko, il giovane maliano e attivista per i diritti dei migranti ucciso a San Calogero.
“Parole che non abbiamo risparmiato di ripetere anche al Prefetto vicario del capoluogo, il quale ha avuto modo di riceverci a conclusione della marcia – ha detto Angelo Sposato, segretario generale Cgil Calabria -. Parole, dunque, che abbiamo ben scandito affinché chiare arrivino alle orecchie del governo centrale, che proprio in questi giorni ha deciso la chiusura dei porti italiani, negando l’approdo di migranti ed avviando un braccio di ferro con le altre nazioni, giocando pericolosamente sulla loro pelle”.
La Cgil ha chiesto un impegno preciso per contrastare il fenomeno dello sfruttamento e del caporalato, che in molti casi è collaterale alla ‘ndrangheta, e che “naturalmente non riguarda solo i migranti, ma tutti i lavoratori e non solo del settore agricolo”.
“Abbiamo chiesto uomini e mezzi – ha continuato Sposato -, ben consci che in Calabria mancano circa 120 ispettori del lavoro: quindi è chiaro che il governo deve fare la sua parte. Servono azioni immediate e ben definite, che guardino alla tutela ed alla difesa di donne e uomini spesso lasciati soli alla loro sorte”.
Anche se i temi dell’immigrazione, oggi, vengono utilizzati per fare propaganda e demagogia, “dobbiamo tenere sempre presente che la Calabria è una terra di immigrazione e di accoglienza, e dobbiamo riappropriarci delle ragioni umanitarie”. Ne è un esempio per tutti Riace. “Un modello che in questi anni, grazie alla lunga e illuminata visione del suo sindaco Mimmo Lucano, ha dimostrato che si può riuscire ad organizzare un sistema di accoglienza degno di questo nome, che ha consentito oltre all’inserimento nel tessuto sociale e produttivo dei rifugiati, anche alla rinascita economica del borgo. Oggi però, tutto quanto fatto a Riace rischia di scomparire. Trecento persone, di cui bambini e donne, attendono che il Comune si veda assegnate le risorse economiche indispensabili per il proseguimento del progetto di accoglienza e integrazione”. Il sindaco , infatti, non può più contare su strumenti finanziari idonei a portare avanti un piano lungimirante di convivenza fra popoli e fusione di differenti esigenze.
“Non possiamo credere che tutto ciò possa finire per colpa della burocrazia – ha concluso il segretari generale del sindacato calabrese -. Per queste ragioni, confidando nella celere definizione da parte del governo delle istruttorie propedeutiche alla erogazione dei fondi stanziati per Riace. Come Cgil ci stringiamo attorno al sindaco Lucano e a tutta la popolazione residente a Riace. Non spegniamo quella speranza. Restiamo umani”.