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"Sono passati tre anni da una delle più grandi stragi di migranti dei nostri tempi, in cui morirono oltre 360 uomini, donne e bambini, ma continuiamo ad assistere ad uno stillicidio di persone che muoiono in mare nel tentativo di attraversare le frontiere di un'Europa sempre più fortezza, alla ricerca di una vita migliore di quella che si lasciano alle spalle, segnata da fame, persecuzioni e disperazione. La Cgil è indignata di fronte all'erigersi dei muri contro i migranti in Europa, e preoccupata per la totale mancanza di una politica europea comune in grado di intervenire in modo coeso e responsabile per fermare il dramma dei profughi". È quanto si legge in una nota del dipartimento Immigrazione della Cgil nazionale, a firma Selly Kane e Kurosh Danesh, diffusa oggi in occasione della prima Giornata nazionale in memoria delle vittime dell'immigrazione, istituita in ricordo del naufragio di Lampedusa del 3 ottobre 2013.
"L'Ue persevera nelle scelte sbagliate e l'Accordo con la Turchia, ne è la dimostrazione: chiediamo che questo venga stralciato e che vengano sospesi gli accordi esistenti con i Paesi terzi che non offrono adeguate ed effettive garanzie dei diritti, come quello siglato nei mesi scorsi tra l'Italia e il Sudan", proseguono Kane e Danesh. Nella nota si sottolinea poi come "il minimo sforzo comune raggiunto nell'Agenda Junker del 2015 sulla ricollocazione di 120 mila profughi siriani, eritrei e somali dall'Italia e dalla Grecia, sia risultato disatteso".
"La Cgil - si legge nella nota - chiede all'Europa e all'Italia di riattivare le operazioni di ricerca e salvataggio, prevedere canali di ingresso umanitari e superare il Regolamento di Dublino, di predisporre un'accoglienza dignitosa e diffusa e chiudere tutti i centri di detenzione in cui vengono violati i diritti umani". Per i dirigenti sindacali "solo così si potranno evitare altre stragi e si potrà dare il via ad una nuova e diversa fase, in cui il senso di responsabilità e umanità prevalgano su chiusure e cinici interessi dei singoli Stati".
"Inoltre - continua la nota - è necessario intervenire con urgenza per avviare in via diplomatica processi di pace nelle zone di conflitto, eliminando le diseguaglianze economiche e sociali che sono all'origine della crisi mondiale che stiamo attraversando, mettendo in campo politiche di redistribuzione della ricchezza e di cooperazione allo sviluppo sostenibile nei Paesi del sud mondo".
"La garanzia del diritto d'asilo, la promozione di politiche di accoglienza e di inclusione sociale dei profughi e dei rifugiati devono dunque diventare una priorità del Governo italiano e dell'Unione europea, e - concludono Kane e Danesh - le politiche di cooperazione con i Paesi terzi non possono essere subordinate alla loro collaborazione nel controllo delle frontiere esterne e nelle attività di contrasto dell'immigrazione 'irregolare".