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Ha compiuto due anni “Articolo 4”, lo sportello di assistenza e aiuto gratuito ai lavoratori vittime di mobbing, stress, burn-out e depressione dovuta alla perdita di lavoro o al pensionamento, organizzato dalla Cgil di Arezzo. A realizzarlo è l’Associazione In Costruzione, costituita da psicologi e psicoterapeuti, coadiuvata dall’Inca e dal Dipartimento Salute e sicurezza della Camera del lavoro. In questi due anni di attività lo sportello ha registrato 83 richieste di consulenza e sostegno. La maggior parte (61 per cento) riguarda casi di mobbing percepito: situazioni in cui il lavoratore ha avvertito come tale il comportamento di superiori e colleghi, indipendentemente dalla veridicità totale o parziale di quanto effettivamente accaduto, che vanno quindi affrontate con interventi mirati e personalizzati.
I restanti casi riguardano situazioni di disagio dovute alla perdita di lavoro (13 per cento); difficoltà individuali o circostanziali nella gestione delle relazioni all’interno del contesto lavorativo, con conseguente stress, sintomatologie ansiose o somatizzazioni vere e proprie (8 per cento), sindromi di esaurimento emotivo, di depersonalizzazione e derealizzazione personale, meglio note come “burn-out” (6), depressione conseguente a pensionamento (1). Vi è infine un 11 per cento di drop out, ossia di lavoratori che hanno interrotto la terapia prima che essa finisse. Nel complesso sono stati affrontati 74 casi, con risoluzione del problema (nel senso che il lavoratore non percepisce più il disagio per cui si è rivolto allo sportello) in una media di sei incontri.
“Da tempo ormai chi si rivolge alle nostre sedi, per pratiche o per richieste di informazioni varie, denuncia anche apertamente la solitudine che prova negli ambienti lavorativi” spiega Marco Rossi, dirigente Cgil e Presidente del Comitato consultivo provinciale Inail. “A farne le spese maggiori – continua – sono i lavoratori dipendenti e i disagi aumentano quando bisogna ritrovare un’occupazione, vengono imposti cambiamenti di mansioni o si arriva all’età pensionabile”. Secondo Rossi, un “servizio di questa natura rientra perfettamente tra quelli che un sindacato deve offrire per stare sempre vicino ai lavoratori e ai loro problemi. Temo che con l’avvento del Jobs Act di questo servizio ci sarà ancora più bisogno, proprio perché le condizioni che hanno creato la necessità di offrire questo servizio, con i provvedimenti governativi aumenteranno a dismisura”.
Tutti i disagi curati dallo sportello indicano chiaramente un responsabile: il modello organizzativo del lavoro. “Quello attuale è caratterizzato da incertezza, diversità di condizione, scarsa formazione, tempi di produzione insostenibili, ansia da prestazione, competizione, precarietà” spiega Benedetta Ricci, psicoterapeuta e responsabile di Articolo 4: “nel momento in cui il lavoratore si sente minacciato dal sistema lavoro, che invece dovrebbe offrirgli garanzie, assume inevitabilmente un atteggiamento difensivo, di chiusura o aggressivo. Questo non solo esaspera l’individualismo, ma va a creare tensioni tali da scatenare inevitabilmente disagi verso l’esterno o implosione verso se stessi”. Il lavoro che lo sportello sta facendo, quindi, partendo “dal singolo cerca di agire indirettamente sul sistema. Ma riuscire a entrare nei processi produttivi ed avere voce in capitolo nell’organizzazione stessa del lavoro è l’unica strada per prevenire il disagio lavorativo”.