Negli ultimi 10 anni la crisi che ha colpito l'edilizia ha provocato “profonde trasformazioni nel settore del cemento. La riduzione della produzione da 47 a 19 milioni di tonnellate ha comportato pesanti e necessarie ristrutturazioni aziendali con conseguenti processi di acquisizione: da ultimi Cementir Italia (nella nostra provincia è presente il sito di Tavernola) da parte di Italcementi –HeidelbergCement, e Zillo da parte di Buzzi Unicem”: così oggi hanno spiegato i segretari generali di Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil di Bergamo, durante una conferenza stampa organizzata in occasione della giornata di mobilitazione nazionale del settore.
I sindacati hanno chiesto un impegno a Federmaco e al ministro Giuliano Poletti, per l'apertura di un tavolo interministeriale con la presenza dei tre ministeri interessati (Sviluppo economico, lavoro e ambiente). “Lo sviluppo futuro del comparto economico e occupazionale deve passare da innovazione e sostenibilità” hanno sostenuto Danilo Mazzola e Luciana Fratus, anche a nome di Giuseppe Mancin. “Ciò significa meno nuove costruzioni e consumo di suolo, orientando il sistema verso le nuove domande del mercato e la tutela dell’ambiente. Il futuro dell’edilizia e del cemento è dentro un nuovo modello produttivo: rigenerazione e recupero urbano, messa in sicurezza del patrimonio ambientale, storico-artistico e del costruito, innovazione e ricerca sui materiali, economia circolare. L’assenza di investimenti in ricerca su processo e prodotto testimonia quanto gli stessi imprenditori non accettino la sfida del cambiamento che con i nuovi assetti aziendali e societari è già iniziata” proseguono i sindacalisti.
Per quanto riguarda Bergamo, “la nostra provincia ha pagato un prezzo altissimo, con la perdita di 500 posti di lavoro in particolare dovuti all'acquisizione da parte di HedilbergCement di Italcementi. Da valutare attentamente sarà l'acquisizione di Cementir Italia da parte di Italcementi-HeidelbergCement e le ricadute occupazionali in particolare sul sito di Tavernola. Auspichiamo che l’emendamento alla Legge di Bilancio 2018 (che prevede l’estensione dell’art.42 a lavoratori che vengano acquisiti da aziende che abbiano subito una variazione del proprio assetto industriale per acquisizione o dismissione durante il periodo di utilizzo del trattamento stesso), venga accolto alla Camera perché purtroppo bocciato in Senato. Questo è un segnale negativo della politica nei confronti dei problemi del settore”.
Il sindacato, anche per Bergamo e il suo territorio, ha da tempo avanzato le sue proposte: “Chiediamo il rilancio del settore delle costruzioni, come leva allo sviluppo, con investimenti su infrastrutture, dissesto idrogeologico, rigenerazione urbana, difesa del patrimonio artistico culturale del territorio, la difesa del sistema produttivo cementiero italiano, per spingere le imprese ad investire in ricerca e innovazione, l’utilizzo degli impianti per la creazione di energia alternativa (Css) che consentirebbe un minor dispendio energetico, nel ciclo produttivo, coerente con le direttive europee in materia di politiche energetiche”.
A livello nazionale, le segreterie nazionali chiedono al Governo “l’apertura di un confronto sui piani industriali delle aziende, affinché siano coerenti con gli interessi generali e rispettosi di principi di Responsabilità Sociale d'Impresa; la difesa dell'occupazione in un’ottica di politiche attive e passive, attraverso la riconversione di siti produttivi con l'utilizzo di ammortizzatori sociali, la costruzione di relazioni industriali strategiche, nella gestione di una fase cosi delicata, che coinvolgano le parti sociali attraverso il contratto di gruppo, con la costituzioni di coordinamenti di Rsu in grado di rappresentare i lavoratori (almeno il 50% + 1)”.