A Carugate (Milano) la Ceme spa ha uno stabilimento che produce valvole di sicurezza per elettrodomestici, dove lavorano 97 persone (90 operai e 7 impiegati). Negli incontri di routine tra il gruppo dirigente dell’impresa, sindacato e rappresentanti dei lavoratori e in alcuni casi anche di Assolombarda, che si sono susseguiti fino alla fine di aprile, mai è stata pronunciata la parola esuberi, mai è stata ventilata la possibilità che la fabbrica venisse chiusa. Martedì 5 giugno è arrivata la formale comunicazione dell'azienda, che testualmente recita: “La situazione come sopra rappresentata, impone alla società un’inevitabile, ancorch’è tempestiva, cessazione di ogni attività presso lo stabilimento di Carugate, con conseguente esubero di tutto il personale ivi impiegato”.
"Cos'è successo di drammatico e improvviso alla Ceme? Sono scomparsi gli ordini? No, il lavoro c’è, solo che viene esternalizzato e, ci spiega l’impresa: 'La necessaria riduzione dei costi attraverso la chiusura dello stabilimento comporterà, immediatamente, un notevole efficientamento dell’intera organizzazione aziendale'. In questo caso, c’è un elemento di barbarie che va oltre i licenziamenti e la chiusura di una fabbrica: c’è l’arroganza di un gruppo dirigente aziendale che, senza alcun preavviso, senza alcuna discussione, cancella un’attività e 97 posti di lavoro. È inaccettabile, nella sostanza e per la prassi. Faremo tutto il possibile, al fianco dei lavoratori, per scongiurare i licenziamenti e mantenere in attività lo stabilimento. Perciò, venerdì 9 giugno, dalle 10 alle 12, effettueremo uno sciopero con presidio davanti ai cancelli dell'azienda", afferma la Fiom milanese.