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Partire da un intervento sull'età pensionabile, cambiando la legge Fornero, per creare spazi occupazionali per i giovani. Intervista dal Corriere della Sera, il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, rilancia le proposte del sindacato e analizza criticamente quelle del governo, a partire appunto dall'ipotesi di riforma delle pensioni.
"Proporre che si vada in pensione prima ma decurtando l'assegno significa non sapere di che redditi si dispone in Italia e quali pensioni si preparano per il futuro", commenta Camusso, secondo la quale anche l'ipotesi di un reddito minimo per gli over 55 non basta. "Bisogna contrastare la povertà - dice al Corriere Camusso - ma non dando qualche soldo e lavandosi la coscienza".
Sul nodo dell'età pensionabile la posizione della Cgil è chiara: "Andare in pensione a 67 anni - sottolinea Camusso
- non va bene e per certi lavori, come l'edilizia o i trasporti, è impossibile. Serve un meccanismo di flessibilità che però non penalizzi i trattamenti". "Abbiamo già scambiato la flessibilità in Europa con le pensioni e i diritti dei lavoratori, a partire dall'articolo 18 - continua il segretario Cgil - Andiamo avanti?".
Camusso entra poi nel merito della questione risorse: "Dobbiamo per forza togliere la tassa sulla casa?", chiede. "E poi, non possiamo ridefinire una progressività fiscale e fare una vera lotta all'evasione incentivando, ad esempio, la moneta elettronica?". 'Togliamo la Tasi a chi ha solo una casa - prosegue il segretario Cgil - ma a chi ne ha più d'una o ha immobili di pregio, no. E poi perché‚ a regime dobbiamo rimanere con due sole aliquote Irpef? E' iniquo. La nostra Costituzione - evidenzia Camusso - postula un sistema progressivo che due aliquote non potranno mai soddisfare".
Sulla decontribuzione, "il difetto di quella misura è che non è stata collegata all'occupazione aggiuntiva. Se fosse prorogata, e andrebbe fatto, bisognerebbe modificarla in questo modo", afferma Camusso, secondo cui "sul piano dell'occupazione l'autunno rischia di portare delle brutte sorprese".
Quanto alla contrattazione aziendale, "mi sembra un'idea un po' ardita che il governo intervenga a piè pari su un tema che è terreno delle parti sociali. Diverso è che dia universalità a quello che hanno già definito le parti sociali, con gli accordi sulla rappresentanza e le regole per l'approvazione dei contratti già siglate con le controparti. Non serve una legge - conclude - bastano le intese".