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BOLOGNA - “Non è vero che nessuno ha una proposta in campo per il futuro del Paese. Noi ce l'abbiamo, è depositata in Parlamento” con un milione e duecentomila firme a legittimarla, “vorremmo che il Parlamento ne iniziasse a parlare il prima possibile, ed è da qui che partiremo il prossimo 5 dicembre”. È qui, nel rilancio da parte del segretario generale della Cgil Susanna Camusso della Carta dei diritti universali del lavoro, il senso dell'attivo dei quadri e dei delegati della Camera del lavoro metropolitana di Bologna che si è svolto questa mattina, in un Teatro Comunale gremito di lavoratrici e lavoratori di ogni settore, e “addobbato” con gli striscioni dei dipendenti dell'ente lirico di piazza Verdi in lotta contro i tagli.
Un'iniziativa fortemente voluta, sotto le due Torri e alla vigilia del voto per il referendum costituzionale del 4 dicembre, proprio per allargare il quadro della discussione a una cornice ben più ampia rispetto all'appuntamento elettorale di domenica prossima. Riforma sull'assetto istituzionale, rinnovo dei contratti nazionali, salvaguardia della Carta: tutto ruota attorno all'estensione dei diritti e alla partecipazione attiva al mondo del lavoro e della politica da parte di chi – come segnala una sempre più scarsa affluenza al voto anche in Emilia-Romagna – “è stufo di chi dice di fare battaglie per il lavoro e invece lascia fuori dalla porta” giovani e lavoro povero. “Noi non rottamiamo nessuno – rilancia Camusso –, ma includiamo i giovani. E per farlo, proprio il lavoro, e come ci arrivi, sono le cose che fanno la differenza”. Un lavoro che non dev'essere concepito come uno “status” da privilegiati. Ma come una dimensione in cui, “con tutele e salvaguardie, poter iniziare ad investire su un progetto di vita”.
Ed è così che si torna al tema dei contratti nazionali, cornice all'interno della quale far sentire anche la voce di quella “quota crescente del mondo del lavoro che non ha un rapporto certo con i propri diritti”. Da questo punto di vista, sottolinea il segretario della Camera del lavoro di Bologna Maurizio Lunghi nella relazione di apertura in veste di padrone di casa, “l’esempio negativo arriva da parte dal governo, il datore di lavoro più importante, visto i milioni di dipendenti del settore del pubblico impiego, sanità e della scuola, privi ormai da sette anni del rinnovo contrattuale”. Stamattina, al Comunale Camusso ha chiesto nuovamente al ministro Marianna Madia, alla luce di una bocciatura della sua riforma che “non interferisce assolutamente sui contratti”, di “costruire le condizioni perché ci sia il rinnovo” anche della piattaforma per i lavoratori del pubblico impiego. Ma fino ad allora, dice Lunghi, è evidente che proprio alla mancanza di contratto nel pubblico si ispirino “le associazioni datoriali private, da tempo convinte che i contratti nazionali siano arcaici e da superare, e che prendono vigore dalla posizione e dal comportamento del governo provando anch'essi a far saltare il livello contrattuale”.
Un segnale più che positivo, da questo punto di vista, non può che arrivare dal recente accordo dei metalmeccanici. Un contratto, sottolinea il segretario nazionale delle tute blu Maurizio Landini nel corso della tavola rotonda coordinata dal segretario regionale dell'Emilia-Romagna Vincenzo Colla, “che riafferma il valore generale” di questo genere di intese “dopo un anno di trattative e venti ore di sciopero, partendo con piattaforme sindacali diverse, e avendo alle spalle due contratti separati”.
A risultati così importanti, precisa la segretaria generale della Filcams Maria Grazia Gabrielli, “ci si arriva se riusciamo a introdurre nuove tutele e a conservare le vecchie”, fortemente sotto attacco nell'era del Jobs act, e a fronte di un “dumping contrattuale che ci vede protagonisti anche di sette tavoli di trattative differenti, nei quali le associazioni datoriali cercano di portare a casa sempre più interessi a discapito dei lavoratori”.
Del resto, sottolinea anche la segretaria generale della Fp Cgil Serena Sorrentino, anche nel pubblico la logica è esattamente quella: “scaricare la pesante situazione economica” su chi lavora, “in uno scambio perverso fra diritti e contrattazione”.
E poi ci sono i lavoratori e le lavoratrici della cultura, rappresentati da un delegato Slc Cgil del Comunale di Bologna, Stefano Zanolli, in un intervento che ha ricostruito passo passo anni di tagli scriteriati ai fondi per lo spettacolo, fino all'ultima battaglia sugli esuberi fra i dipendenti amministrativi dell'ente. E raccontati anche da Massimo Cestaro, segretario nazionale Slc, che ammonisce: “Ormai i cittadini non hanno più la possibilità di andare a teatro, e un Paese che non fruisce delle sue straordinarie opportunità culturali finisce per essere sempre più povero”.
Ed è per questo, per un nuovo modello di Paese in cui “non serve più e non è giusto turarsi il naso e votare il meno peggio”, che - chiosa Camusso prima di unirsi a delegate e delegati nel festeggiamento finale sul palco con le note di Bella ciao dei Modena City Ramblers - “inizia la settimana in cui dovremo affermare che la libertà di voto è un diritto a cui non vogliamo rinunciare”. Anzi: “Dal 5 dicembre iniziamo a lavorare per portare a votare 25 milioni di lavoratrici e lavoratori sui tre referendum proposti con la Carta universale, il prossimo anno”.