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"Il governo non affronta i veri drammi del paese, quelli dell'occupazione e del lavoro". E' "sgradevole" l'abitudine del premier Renzi "di definire gufi o piagnistei chi sostiene tesi diverse o denuncia problemi". Lo ha detto oggi (4 agosto) il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, nel corso di un'intervista a Repubblica Tv. La riforma della pubblica amministrazione, appena approvata in via definitiva, "sta riportando le amministrazioni sotto il controllo della politica".
Il segretario è tornato sulla questione del Mezzogiorno: "Le risorse che ci sono per il Sud, derivanti dai fondi strutturali, andrebbero spese. I governi precedenti hanno sempre avuto un ministro per la Coesione sociale, che aveva il compito di gestire questi fondi, con questo governo continua a non esserci. Il motivo? Una serie di queste risorse sono già andate al Nord, e poi si strizza l'occhiolino all'idea - smentita dallo Svimez - che ci sia un flusso di risorse verso il Mezzogiorno spese male". Per Camusso "alcune classi dirigenti del Sud non hanno governato bene, ma non c'è nessun 'furto' nei confronti del Nord. La verità è scomoda per il governo: se non si fa ripartire il Sud è molto difficile che il nostro paese riparta".
Quindi il tema delle pensioni. "La legge Fornero è l'incubo degli italiani. Da tempo Cgil, Cisl e Uil chiedono al governo di aprire una discussione per cambiare subito alcuni punti: il tema della flessibilità, perché non si può pretendere che tutti lavorino fino a 67 anni senza considerare il lavoro che fanno. A quell'età non si può stare su un'impalcatura. Bisogna riconoscere la gravosità del lavoro, non servono le penalizzazioni in uscita. Occorre anche riconoscere l'anzianità: non è possibile che se qualcuno ha lavorato per 40 anni questo non valga niente ai fini pensionistici. Poi va ricostruita una solidarietà del sistema che possa garantire una pensione per i lavoratori discontinui e per i giovani".
Inevitabile, in questi giorni, parlare del dramma dei lavoratori morti nei campi per il caldo. "C'è molto nel nostro paese che non si vuole vedere", secondo Camusso, "tante denunce vengono dimenticate. Il nostro sindacato su questo ha fatto una lunga battaglia, non a caso è stato reintrodotto il reato di caporalato. In Italia si dà per scontata l'esistenza di chissà quali privilegi, ma non si vuole vedere che esiste la schiavitù in molti campi del mondo del lavoro. Si preferisce non vedere, purtroppo, è più facile fare polemica sui clandestini, contrapporre italiani e stranieri: invece c'è un grande problema che si chiama lavoro".
Una passaggio sugli scioperi contestati degli ultimi tempi, come quello di Alitalia. "Tutti gli scioperi criticati non erano stati indetti dal nostro sindacato - ha specificato -. In ogni caso, il diritto di sciopero è scritto nella Costituzione: bisogna scioperare, dunque, nell'assoluto rispetto dei diritti dei cittadini alla mobilità, alla cultura e così via. Ricordiamoci sempre che gli scioperi sono dovuti a problemi non risolti, come i lavoratori pubblici che aspettano il rinnovo del contatto da sei anni. Ognuno ha le sue responsabilità, ma tutti i lavoratori hanno diritti e non sono robot che devono obbedire".
Interpellata sul rapporto tra sindacato e giovani, il segretario ha risposto: "L'indifferenza nei confronti del sindacato è sicuramente cresciuta, per responsabilità nostra e non solo. Oggi c'è una convinzione diffusa che non ci siamo preoccupati di allargare le tutele, questo ha forse generato una parte di quella indifferenza. Per questo è fondamentale ricostruire l'idea che, attraverso il sindacato la contrattazione, si possono dare risposte a chi già c'era e cercare risposte nuove per tutti gli altri".
Che autunno si aspetta? "Mi auguro che il governo Renzi provi a confrontarsi con il rinnovo dei contratti pubblici, cambiare le pensioni, aumentare le tutele per quella parte del mondo del lavoro meno tutelato. La preoccupazione è che tutto ciò non avvenga. In quel caso il mondo del lavoro dovrà manifestare ancora una volta le sue difficoltà", ha concluso Camusso. (EDN)