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Immigrati, legalità, disoccupazione, infrastrutture, industria, dissesto idrogeologico, messa in sicurezza del territorio. Sono i temi su cui è intervenuto stamattina, ai microfoni di RadioArticolo1, il neosegretario generale della Cgil Calabria, Angelo Sposato.
“La Calabria, al pari di Puglia e Sicilia, ha dimostrato di avere una capacità di accoglienza straordinaria – ha esordito il dirigente sindacale –, e in questa vicenda emergenziale legata agli sbarchi sta dando il meglio di sé. Penso a Riace, comune simbolo a livello europeo sotto tale profilo, ma anche a tanti altri piccoli paesi della mia regione che si stavano spopolando e che ora, grazie all’abilità di sindaci e amministratori locali, hanno investito sull’accoglienza degli immigrati, e hanno rimesso in piedi centri storici, dando la possibilità a tutti coloro che fuggono dalla guerra e dalla fame d’integrarsi veramente. Adesso, però, l’Europa si dovrebbe dotare di un quadro normativo adeguato, perché 60 milioni di migranti sono difficili da gestire, e quindi vanno fatti accordi bilaterali con i luoghi d’origine, vanno individuati corridoi umanitari, va combattuto il fenomeno degli scafisti, in alcune realtà legato strettamente alla criminalità organizzata”.
“I ghetti di Rosarno e della piana di Sibari fanno dello sfruttamento degli immigrati la loro fonte di arricchimento – ha proseguito il sindacalista –. In questi giorni si sta tenendo l’iniziativa nazionale di Flai e Cgil sui campi della legalità, e domani saremo a Polistena proprio per focalizzare il fenomeno, legato a veri e propri cartelli criminali, che andrebbero perseguiti con operazioni di ordine pubblico dal Dipartimento nazionale antimafia, di raccordo con la magistratura. Noi siamo sul campo tutti i giorni, ma occorre che il governo investa sulla sicurezza, con una prova di presenza costante sul territorio. Poi bisogna individuare politiche ad hoc anche con le aziende, capaci di utilizzare il cosiddetto marchio etico, perché, a fronte degli sfruttati, ci sono gli sfruttatori e la filiera viene governata da imprese collaterali che utilizzano il lavoro a basso costo per fare concorrenza sleale tra loro”.
“Sul piano economico – ha detto il leader della Cgil calabrese –, abbiamo elaborato una serie di proposte con Cisl e Uil regionali, che poi sono diventate un programma unitario. Partiamo dalle nostre tipicità e dalla valorizzazione dell’esistente, come le filiere agroalimentari, che hanno mantenuto un minimo di crescita. Altro capitolo degno di nota, è quello del patrimonio ambientale e culturale, dei numerosi siti archeologici da rilanciare. Inoltre, va colmato il gap infrastrutturale dei trasporti, su strada e su ferro, che è legato allo sviluppo del turismo. L’idea è ideare un laboratorio Sud, con all’interno un’agenda specifica sulla Calabria, chiedendo al governo e ai grandi gruppi d’investire sulla nostra regione. Perciò, dovremmo aprire tavoli con Eni, Trenitalia, Poste italiane, Telecom, mettendo a punto per queste aziende condizioni di vantaggio fiscale, cercando anche di ridurre il costo del lavoro. Il tutto, concordato con la Commissione europea. L’obiettivo è la creazione di una zona economica speciale regionale, in grado di attirare investimenti. Infine, sul piano industriale, il governo deve dire chiaramente che intenzioni ha sul porto di Gioia Tauro: nel bacino del Mediterraneo potrebbe essere una piattaforma strategica, ma occorre investire sul retroporto, impiantando aziende, costruendo il gateway ferroviario per il collegamento intermodale. Il Mediterraneo non può essere solo il cimitero dei migranti, ma deve tornare ad essere il baricentro economico dell’Europa”.
“Dal punto di vista del dissesto sismico e idrogeologico, siamo una delle regioni più a rischio, e non è stato fatto nulla per mettere in sicurezza il territorio. Se malauguratamente dovesse succedere qualcosa, sarebbe devastante, perché non ci sono piani di sicurezza e non si fa prevenzione. Noi proponiamo un grande piano di manutenzione di almeno un miliardo e mezzo, che significa anche evitare lo spopolamento graduale delle aree interne, dovuto anche al fatto che non c’è lavoro e la gente va via. A tal fine, va nominato un commissario ad acta, capace di ‘mappare’ la Calabria e di gestire tutte le risorse, che non possono essere solo quelle comunitarie, ma vanno incrementate con fondi nazionali e regionali”, ha concluso Sposato.