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Seguendo la tendenza positiva emersa nel corso del 2015, anche il 2016 è stato per Bologna un anno contraddistinto nel complesso da una dinamica economica e occupazionale favorevole. In primo luogo, le stime del valore aggiunto mostrano che questo nel 2016 sarebbe aumentato dell’1,4% rispetto all’anno precedente, a un ritmo superiore a quello regionale. A sostenere questo incremento, messo in evidenza dal nuovo rapporto Ires sull’economia e il lavoro della città metropolitana, sono stati soprattutto i settori dell’industria e dei servizi, mentre sia il settore dell’agricoltura che quello delle costruzioni avrebbero mostrato segni di sostanziale stabilità. Nei settori dell’industria e dei servizi, l’area bolognese registra nel 2016 una crescita più accelerata di quella regionale, pari a più 2,1% nel primo caso e 1,0% nel secondo. Diversamente, in agricoltura e nelle costruzioni la crescita del valore aggiunto regionale è maggiore di quella bolognese, pari rispettivamente più 0,9% e più 0,8%.
Figura 1 – Andamento del tasso di crescita del valore aggiunto della Cm di Bologna e regione Emilia Romagna 2006-2018, milioni di euro (Valori concatenati, anno di riferimento 2010)
Fonte: elaborazioni su dati Prometeia
È importante tuttavia segnalare che il 2016 per l’edilizia ha rappresentato un anno molto importante, in quanto per la prima volta dall’inizio della crisi economica il valore aggiunto del settore non si è contratto, e le previsioni mostrano una ripresa della crescita per i prossimi anni. I trend dell’andamento congiunturale confermano queste tendenze, mostrando come il 2016 sia stato in effetti per Bologna un anno positivo, in continuità con il 2015, sebbene si evidenzi un peggioramento nella seconda parte dell’anno, soprattutto nel caso dell’industria in senso stretto e delle vendite al dettaglio. In particolare, nel settore delle costruzioni, si segnala a partire dall’inizio del 2015 un ritorno a un saldo positivo tra chi registra un aumento e chi una contrazione del fatturato rispetto all’anno precedente, dopo ben sei anni in cui si era mantenuto in territorio negativo. Questi dati sono in linea con le analisi specifiche sul settore, che mostrano una ripresa di dinamismo del mercato immobiliare, con un incremento delle compravendite soprattutto nelle maggiori città italiane. Non solo: a differenza del 2015, nel corso del 2016 la ripresa del mercato immobiliare e il ruolo svolto dagli incentivi alle ristrutturazioni hanno iniziato a produrre risultati anche sul versante occupazionale, mostrando quindi come il settore edile appaia in uscita dalla pesante crisi iniziata nel 2008.
Figura 2 – Indagine congiunturale, industria in senso stretto, Bologna, saldo trimestre in corso su trimestre anno precedente, 2003-2016 (3°trimestre)
Fonte: Elaborazione Ires Emilia-Romagna su dati Unioncamere
Figura 3 – Indagine congiunturale, costruzioni, Bologna, saldo trimestre in corso su trimestre anno precedente, 2004-2016 (3°trimestre)
Fonte: Elaborazione Ires Emilia-Romagna su dati Unioncamere
Il 2016 ha rappresentato un anno ricco di diversi elementi di novità, anche di segno opposto e, apparentemente, in contraddizione tra loro. Per esempio, sebbene i dati relativi alla manifattura, dalla stime del valore aggiunto all’indagine congiunturale, mostrino una dinamica molto positiva, le esportazioni, che hanno sostenuto l’economia bolognese durante gli anni della crisi economica, registrano un forte rallentamento del tasso di crescita, che nel 2016 si ferma all’1,1%. Questa dinamica, in linea con quella regionale, è largamente dovuta non tanto a criticità di natura locale, ma piuttosto a un rallentamento registrato nel commercio mondiale, che ha sperimentato, a partire dal 2012, un significativo rallentamento, soprattutto negli anni più recenti. Secondo il Fondo monetario internazionale, le cause di questo rallentamento, sono da ricercarsi soprattutto nella debolezza dell’attività economica, in particolare negli investimenti.
Sono infatti soprattutto i beni capitali ad aver registrato la riduzione maggiore nel commercio mondiale, mentre i beni di consumo non durevoli hanno invece mantenuto un buon andamento. In linea con questa analisi, è proprio il settore dei macchinari e apparecchiature, che detiene nell’area bolognese la quota di quasi il 40% del valore esportato totale, che nell’ultimo anno ha registrato un calo del valore esportato pari a meno 0,4%, mentre nei precedenti due anni le esportazioni di questo settore erano aumentate con intensità importante. Diversamente, gli altri settori principali per le esportazioni bolognesi hanno mantenuto anche nel corso del 2016 una tendenza positiva: è il caso del settore degli autoveicoli (più 1,7%), apparecchi elettrici (più 3%) e soprattutto articoli di abbigliamento (più 6,8%), compensando almeno in parte la contrazione sperimentata dal settore principale.
Figura 4 - Tasso di crescita delle esportazioni 2008-2016, Cm di Bologna (variazione percentuale su stesso trimestre anno precedente)
Fonte: Elaborazione Ires Emilia Romagna su dati Istat
Anche il versante occupazionale presenta importanti novità nel 2016. Durante l’anno si registra un cambio di tendenza rispetto al 2015, che aveva fatto registrare una contrazione del numero degli occupati, di circa 1.500 persone. Diversamente, nel 2016 gli occupati aumentano notevolmente, di oltre 22mila unità, superando ampiamente anche l’apice positivo raggiunto nel 2008, prima dell’inizio della crisi economica. La crescita intensa degli occupati è inoltre affiancata da un’importante contrazione del numero dei disoccupati, che in un solo anno si riducono di 8mila persone. Non solo. Bologna registra il più alto incremento di occupazione di tutte le province della regione Emilia Romagna, in termini assoluti e relativi, rispetto sia all’anno scorso che al picco del 2008. Bologna in sostanza ha trainato la ripresa occupazionale registrata a livello regionale, sia rispetto al 2015 che al 2008, generando da sola quasi la metà della crescita occupazionale regionale.
Per quanto riguarda l’andamento settoriale dell’occupazione, emerge come tutti i settori, a eccezione dell’industria e del commercio, abbiano registrato un incremento, anche molto significativo. In primo luogo, spicca il macro settore degli “altri servizi”, diversi dal commercio, dove si registra un aumento di ben 20mila occupati (pari a più 8,4%), seguito dall’agricoltura, che segna un balzo di 5mila occupati. È molto importante segnalare che, a conferma di quanto evidenziato in precedenza, il settore delle costruzioni presenta le prime chiare evidenze di uscita dalla pesante fase recessiva in atto dal 2008, almeno per quanto riguarda le città di maggiori dimensioni. Nel 2016 a Bologna si contano 3.500 persone occupate in più nell’edilizia. Il commercio e la manifattura mostrano invece andamenti negativi: nel primo caso si perdono 2mila occupati, nel secondo ben 4mila.
Da un punto di vista di genere, a differenza del livello regionale, dove sono state le donne a trascinare la crescita occupazionale, a Bologna l’aumento degli occupati è stato molto intenso per entrambi i generi, se pur con una maggiore accelerazione per quello femminile (più 4,5% gli uomini, più 5,6% le donne). Anche guardando alla disoccupazione, nel territorio bolognese le donne hanno beneficiato maggiormente della ripesa: dei 7mila disoccupati in meno, 4mila sono donne e 3mila uomini. Quanto alla posizione professionale, l’importante incremento occupazionale è stato generato sia dall’occupazione dipendente che da quella indipendente dove la prima ha sperimentato un incremento di quasi 14mila occupati, mentre la seconda di oltre 8mila. Dal punto di vista relativo, tuttavia, l’occupazione indipendente è cresciuta a una velocità maggiore di quella dipendente (più 8%, contro più 4%).
Gli avviamenti al lavoro nel 2016 a Bologna si contraggono di quasi il 5% rispetto all’anno precedente, mostrando una minore dinamicità sul fronte dell’occupazione dipendente e, tuttavia, i saldi tra avviamenti e cessazioni confermano la ripresa occupazionale fotografata dall’Istat, poiché nel 2016 i primi superano i secondi di 11.165, in crescita dal 2015. Contemporaneamente, però, i dati relativi ai saldi mostrano che l’occupazione aggiuntiva creata si contraddistingue per essere di carattere temporaneo, soprattutto se paragonata all’anno precedente. Nel 2016 si sono contratte significativamente le assunzioni a tempo indeterminato rispetto al 2015, anno in cui grazie agli incentivi queste avevano sperimentato un’impennata. Al contempo però non si sono ridotte in egual misura le cessazioni di tali contratti, che sono invece rimaste stabili, generando così un saldo negativo pari a 10mila. Le rimanenti tipologie contrattuali registrano tutte saldi positivi, ma è soprattutto il tempo determinato a segnare un’accelerazione, registrando di fatto un raddoppio del saldo tra avviamenti e cessazioni. In seconda battuta, anche il lavoro autonomo, per il quale è obbligatoria la comunicazione solo per alcune forme, sperimenta di fatto un raddoppio in termini di avviamenti tra il 2015 e il 2016.
Guardando ai saldi tra avviamenti e cessazioni distinti per genere, i dati relativi agli avviamenti al lavoro non confermano le tendenze rilevate dai dati Istat; ovvero, i saldi dei contratti rivolti a uomini sono aumentati del 43%, mentre quelli delle donne del 28%. Una possibile spiegazione di questa tendenza apparentemente contraddittoria può risiedere nel fatto che la crescente occupazione femminile, registrata dall’Istat, si concretizza in prevalenza nella forma indipendente. Questa interpretazione sarebbe coerente con il fatto che gli incrementi più intensi dell’occupazione, così come rilevata dall’Istat, si sono verificati tra le donne e tra gli indipendenti. In sostanza, “l’occupato aggiuntivo del 2016” lavora più probabilmente in forma indipendente che dipendente, se subordinato è più probabile che abbia un contratto temporaneo (somministrato o tempo determinato) e che si collochi nel settore delle costruzioni o in quello degli “altri servizi”.
Se la crescita occupazionale femminile a Bologna è in linea con il quadro regionale e probabilmente riconducibile al buon andamento del macro settore “altri servizi”, la maggiore intensità di crescita dell’occupazione maschile rispetto alla media dell’Emilia Romagna può essere ricondotta al settore delle costruzioni, che registra un importante aumento degli occupati, non sperimentato parimenti a livello regionale. Dal punto di vista dell’età, “l’occupato aggiuntivo del 2016” è maturo (over 45) o molto giovane (sotto i 24 anni), mentre rimane critica la delicata fascia d’età 25-45 anni, quella dove la piena emancipazione dalla famiglia di origine e la creazione di una nuova troverebbe la sua naturale collocazione.
Infine, nonostante molti dei dati di quest’anno possano in larga misura delineare soprattutto un quadro positivo, altri, come il permanere della tendenza in calo delle imprese e gli ancora elevati livelli di cassa integrazione, indicano come non tutto il sistema economico abbia beneficiato della ripresa registrata a cavallo tra il 2015 e il 2016, mentre permangono importanti aree del sistema economico e del mercato del lavoro locale caratterizzate da scarso dinamismo se non palese criticità.
Daniela Freddi è ricercatrice dell’Ires Emilia Romagna