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Dal 17 al 21 settembre, a Bologna, con una serie di lezioni sui nuovi strumenti introdotti dal nuovo Codice antimafia e molte analisi critiche di contesto, si è tenuta la seconda edizione della Summer school, in collaborazione con l’università felsinea e il dipartimento legalità della Cgil nazionale, affrontando stavolta un tema di straordinaria attualità, come la legalità. 'Il lavoro nelle aziende sequestrate - tutela del diritto al lavoro e potenziamento del bene azienda alla luce della riforma del codice antimafia -', questo il titolo dell'iniziativa, che ha avuto grande successo, confermando quanto di buono era avvenuto l'anno scorso.
"L’obiettivo – spiega Stefania Pellegrini, docente di Sociologia del diritto all'università di Bologna, nonchè responsabile scientifica della Summes school – è quello di formare dirigenti e funzionari Cgil, ma anche operatori, che si dovranno cimentare nel gestire e riutilizzare beni e aziende sequestrate e confiscate alla criminalità organizzata. Da sei anni mi occupo del tema dal punto di vista didattico, Ho creato un master di secondo livello dedicato a Pio la Torre, un riferimento storico della lotta alla mafia. C'è necessità di interventi immediati e complessi, riportando a nuova vita quelle aziende e quei beni. La Cgil ha dimostrato ancora una volta di essere al centro di questo processo con la proposta ‘Io riattivo il lavoro’, legge d'iniziativa popolare, che la Cgil ha lanciato raccogliendo le firme consegnate poi in Parlamento., contribuendo così alla stesura del nuovo Codice antimafia.
"Proprio il nuovo Codice antimafia è stato al centro degli argomenti trattati dalla Summer school – afferma Luciano Silvestri, responsabile legalità della Cgil nazionale –. Purtroppo, il nuovo Codice che non riesce ancora a decollare. Però c’è un aspetto che da subito ci può impegnare e rendere protagonisti. Ora l’assegnazione delle aziende e il loro rilancio può avvenire fin dalla fase del primo sequestro. In ogni caso, è una novità importante, perché ci permette di evitare il rilancio di aziende ormai decotte, possibilità che prima avveniva in attesa della confisca definitiva. Spero che a tutti coloro che hanno partecipato al secondo corso tale messaggio sia arrivato forte e chiaro".
Margherita Lazzara, proveniente da Enna, è stata una dei corsisti: "Le lezioni sono state utili. Sono rientrata dalla Summer school con una 'cassetta degli attrezzi' più ricca. E con una maggior consapevolezza e con più chiavi di lettura che mi darà più forza e impegno nelle attività che svolgo all’interno della Cgil. In questo momento, nella nostra provincia abbiamo varie aziende sequestrate, ma nessuna confiscata. Combattiamo quotidianamente con un’illegalità diffusa nel mondo del lavoro. La nostra, è stata una formazione a 360 gradi, e mi sarà utile anche nel lavoro presso l’associazione 'Libera contro la mafia' con la quale collaboro".
"Quella del Codice antimafia è la riforma più completa che si potesse fare, perché rende norme di legge quelle buone pratiche che prima solo pochi valorosi magistrati tendevano ad applicare. ma fa fatica a decollare perchè mancano ancora una serie di decreti attuativi. E il nuovo decreto sicurezza del governo ci amareggia, perché introduce elementi su cui dovremo confrontarci. Ci aspettavamo un potenziamento dell’agenzia, che così com'è strutturata, appare depotenziata. Manca poi il ruolo fondamentale della cabina di regia. Speravamo in un intervento rispetto ai finanziamenti per sostenere l’agenzia, in realtà tutto questo non c'è e impatta con le aziende sequestrate e confiscate alla mafia. La semplificazione della vendita dei beni a privati per noi è un elemento da extrema ratio, perché priva del valore sociale per la collettività. Il bene sottratto alla criminalità organizzata, per riavere valore, deve tornare alla società", rileva Pellegrini.
"Da parte del governo, non c’è l’attenzione a mettere in moto la macchina della confisca. Non c’è neanche alcuna copertura finanziaria. Si parla di una settantina di assunzioni per concorso esterno, ma l’articolo relativo alle risorse è vuoto. Al contrario, si potenziano elementi come la vendita a privati, come una forma di possibilità quasi immediata, che prima non era stata considerata. Come ha sottolineato il magistrato Nicola Gratteri, sappiamo che la mafia si avvale di avvocati, commercialisti e imprenditori, che alimentano quella cosiddetta zona grigia che rimane fuori dalle maglie del decreto sicurezza e che spaventa perché potrebbe portare a far sì che il mafioso ritorni in possesso dei suoi beni", osserva Silvestri.
Giancarlo Torelli è il responsabile legalità della Cgil di Napoli: "Ci siamo occupati in particolare della masseria Ferraioli di Afragola, sequestrata a suo tempo alla camorra. La presenza criminale continua a durare anche dopo la confisca. Lo viviamo sulla nostra pelle quotidianamente. Con i mafiosi che tentano in tutti i modi di rientrare in possesso dei loro beni, avvalendosi anche di prestanome insospettabili legati ai clan. Perciò, è necessario continuare a difendere l’idea e la pratica che i beni confiscati vengano recuperati e riusati socialmente e siano occupati per dare lavoro ai giovani, realizzando una sorta di risarcimento sociale per quei territori a lungo funestati dalla camorra".