La multinazionale farmaceutica tedesca Boehringer Ingelheim Italia licenzia quasi il 30% dei dipendenti e ridurrà, per volere della casa madre, tra il 2016 e il 2020, il sito di ricerca milanese che così subirà un ulteriore taglio del 10% del personale. "La notizia, già di per sè drammatica, è ancora più sconcertante se si esamina l'andamento economico dell'azienda – denuncia la Cgil Lombardia –: bilanci in attivo, fatturato ancora stabile, che peraltro, a livello internazionale registra un'accelerazione del 2%. Neanche questo dato incoraggiante, però, ssembra aver dato alla dirigenza un buon motivo per salvare i tanti lavoratori che presto si ritroveranno privati di un diritto costituzionale. I nuovi manager, di fronte a una contrazione dell'utile, anzichè sviluppare una visione strategica innovativa al passo con i tempi e le opportunità che il mercato offre, hanno venduto il sito produttivo di Reggello (Firenze) nel 2007, per poi chiuderne anche la sede nel 2012, con un impatto socio-economico sul territorio difficilmente comprensibile in quanto a responsabilità sociale".
"Tutto ciò – aggiungono i sindacati –, coronato immancabilmente da un assoluto rifiuto del management a condivivere anticipatamente con i sindacati una proposta costruttiva, che avrebbe consentito una riorganizzazione aziendale più sostenibile, arrivando al punto di avvisare i dipendenti solo tre mesi prima di avviarne il licenziamento, che cadrà quindi sotto Natale". Per questo, i lavoratori sciopereranno il 21 ottobre, allestendo un presidio a Milano (in via Pantano, 9), di fronte alla sede di Assolombarda, dove Rsu assieme a Cgil, Cisl e Uil si siederanno a un tavolo negoziale, con l'intenzione di trovare un accordo ragionevole.