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L'articolo che segue è tratto da "Idea Diffusa", l'inserto sul lavoro 4.0 a cura di Rassegna Sindacale. Il nuovo numero si concentra sulla nuova tecnologia della blockchain, analizzata attraverso interventi di esperti e studiosi della materia. Si può scaricare gratuitamente qui.
Oggi il termine “blockchain” è presente in tanti dibattiti e viene spesso richiamato come simbolo di un’innovazione digitale democratica e sicura. Raramente una tecnologia complessa ha raggiunto tanta notorietà in così breve tempo. Per capire bisogna pensare alla blockchain come a un’innovazione tecnologica che supera, per la sua stessa natura, i confini propri della tecnologia e permette di passare da modelli organizzativi centralizzati a modelli distribuiti. Cosa significa? Che si può abbandonare un’organizzazione centralizzata dove solo chi è autorizzato può vedere le informazioni per controllarle, autorizzarle e modificarle. È possibile attuare una nuova organizzazione distribuita dove tutti possono vedere tutto, in cui l’autorizzazione arriva con un meccanismo di consenso distribuito tra i partecipanti e le informazioni approvate diventano immutabili e dunque incorruttibili.
Ecco perché la blockchain è diventata anche un fenomeno politico. Si stanno aprendo prospettive di coinvolgimento, collaborazione e sviluppo di nuove idee e servizi un tempo impensabili. Occorre dire che questo cambiamento non è da attribuire alla sola blockchain, ma è il frutto di una serie di fattori, a partire dall’accesso digitale a innumerevoli servizi tramite mobile. C’è poi la diffusione di infrastrutture Internet of Things sempre più intelligenti (che fanno “parlare” gli oggetti) e si arriva alla disponibilità di soluzioni di Big data analytics più accessibili, sia in termini di costi sia nelle competenze necessarie.
Non ultimo si registra un clima favorevole alla ricerca di modelli di relazione diversi, più flessibili, accessibili, coerenti con la necessità di trovare risposte nuove, sia nella gestione dei servizi ai cittadini che alle imprese. La blockchain è una tecnologia che permette la creazione di un database distribuito per la gestione di transazioni condivisibili tra più nodi (o partecipanti) di una rete. Il database è strutturato in blocchi, che contengono più transazioni, collegate in rete tra loro in modo che ogni transazione sia validata dalla rete stessa.
La blockchain risulta costituita da una catena di blocchi con ogni transazione corredata da tutte le informazioni condivise. I partecipanti possono vedere, verificare e autorizzare tutte le transazioni attraverso il consenso distribuito, che rende impossibile qualsiasi modifica non autorizzata alle informazioni archiviate e dunque immutabili. La catena è democratica, perché permette la distribuzione della responsabilità e del “potere” tra tutti i partecipanti creando una situazione di fiducia.
Questa tecnologia appare come soluzione ideale per molte esigenze. Non solo per le transazioni legate ad asset di valore economico, ma anche per la gestione, sicura, affidabile e immutabile, di altri dati: le informazioni sulla qualità delle materie per l’industria agroalimentare o farmaceutica, oppure nella gestione del copyright, e ancora nei documenti che accompagnano le merci in giro il mondo. La blockchain può portare fiducia, affidabilità, sicurezza e immutabilità nei dati rilevanti. Può creare fiducia tra persone o tra imprese che non si conoscono (e che magari non si conosceranno mai per distanza e cultura), ma che hanno la necessità di stabilire una relazione paritetica e sicura.
Mauro Bellini è direttore responsabile della testata Blockchain4Innovation