Oggi è il decimo anniversario dell’assassinio di Marco Biagi e su più giornali viene ricordato il giuslavorista ucciso dai terroristi delle nuove brigate rosse pochi giorni prima della manifestazione della Cgil al Circo massimo.

La Stampa ha scelto di intervistare quattro esperti chiedendo loro un parere sulla riforma oggi in discussione proprio alla luce delle idee di Biagi. Per questioni di spazio riportiamo solo i nomi e i titoli di un “panel” interessante (anche se in un caso il titolo è palesemente fuori calibro). Per Tito Boeri: “C’è il tentativo di razionalizzare gli strumenti di tutela”, per Pietro Ichino: “Sosteneva la necessità di ammortizzatori universali”, per Michele Tiraboschi: “Sulla flessibilità si fa un passo avanti ma anche due indietro”. Il titolo sbagliato è quello per l’intervista a Giuliano Cazzola. Dice infatti: “Vedo poca continuità. Non gli piaceva la flessibilità in entrata”, dove è evidente, da un passo dell’intervista, che secondo Cazzola è a questo governo, non a Biagi, che non piace la flessibilità in entrata.

L’Unità, oltre a un’intervista a Tiziano Treu (“Il suo obiettivo era favorire una buona flessibilità”), pubblica un bel commento di Bruno Ugolini (Marco Biagi, quella sera uccisero un uomo che credeva nelle riforme”), di cui riportiamo la conclusione. “Si celebravano, proprio qualche sera fa, i 150 anni dell'Unità d'Italia, all'insegna del lavoro, con un emozionante spettacolo voluto dalla Cgil all'Auditorium di Roma. Era un sovrapporsi, con la regia di Minoli, di filmati, musiche e canti, di data in data. Ed ecco, giunti appunto a quei terribili anni settanta, il susseguirsi di stragi e delitti. Che finivano con l'oscurare, a me pareva, quello che era stato il vero cuore di quel tempo, con un sindacato che si rinnovava e metteva radici, portando un soffio di democrazia in tutti i gangli della società. E che aveva per esempio determinato anche la stessa nascita dello Statuto dei lavoratori. Una vera riforma del lavoro. E la domanda amara oggi è: quanti la considerano ancora una riforma del lavoro da non far naufragare? Sarebbe una bella discussione da fare con Biagi, D'Antona, Tarantelli”.