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È stata un’assemblea molto partecipata, con circa 300 lavoratori ragionevolmente in ansia per il loro futuro occupazionale: questa mattina (21 febbraio) i dipendenti di MediaMarket / MediaWorld della provincia di Bergamo si sono riuniti nella sede di via Lega Lombarda a Curno dove, con i funzionari sindacali di Filcams Cgil e Fisascat Cisl, hanno discusso della preoccupante notizia piombata su di loro senza preavviso venerdì scorso.
L’azienda ha annunciato, infatti, di volere spostare in Brianza il personale delle sedi di via Fermi e di via Lega Lombarda a Curno. In bergamasca, nelle due unità locali, la decisione coinvolgerebbe 500 persone che verrebbero, così, trasferite forzatamente. La comunicazione ai dipendenti è stata data durante un incontro che si è svolto all’Uci Cinema, mentre a Roma si stava tenendo un confronto tra azienda e funzionari nazionali delle organizzazioni sindacali. Per venerdì 2 marzo i sindacati hanno proclamato uno sciopero (sarà il 2 e non il 3 marzo come negli altri punti vendita, visto che si tratta di una sede amministrativa, chiusa di sabato).
“La nuova sede proposta dall’azienda è quella di Verano Brianza (MB) che dista più di 50 km dall’attuale luogo di lavoro e che creerà enormi disagi per tutti i dipendenti, in particolare per le figure assunte a part time e per le donne che dovranno riuscire a trovare una soluzione sulla conciliazione vita privata–lavoro” hanno commentato poco fa Mario Colleoni e Nicholas Pezzé per Filcams Cgil e Alberto Citerio e Terry Vavassori per Fisascat Cisl di Bergamo. “Dall’assemblea è emersa la necessità di riuscire a creare un solido rapporto di solidarietà tra i vari dipendenti che sono ovviamente molto preoccupati. Lo sciopero del 2 marzo, proclamato unitariamente, rappresenterà un importante segnale nei confronti dell’azienda per contrastare la scelta del trasferimento. Prima dello sciopero verrà svolta una nuova assemblea con i lavoratori e le lavoratrici delle sedi orobiche. Intanto, come organizzazioni sindacali, auspichiamo che l’azienda riveda la propria posizione e che si possa riattivare un tavolo di confronto sulla base di posizioni funzionali a garantire reali prospettive alle lavoratrici e ai lavoratori”.