I lavoratori del Ministero dei Beni e della Attività Culturali, a seguito della dichiarazione dello stato di agitazione proclamato dalle organizzazioni sindacali, continuano la mobilitazione.

Anche ieri si sono riuniti in apposite assemblee per chiedere – così si legge in un comunicato Fp-Cgil Cisl-Fp Uil-Pa Confsal-Unsa Ugl-Intesa – “la riorganizzazione di un settore, come quello dei beni culturali, da troppo tempo lasciato alla deriva e oggetto di tagli che hanno interessato i capitoli di spesa con ripercussioni anche sulla dotazione organica”.

Il ministro Massimo Bray ha risposto convocando i sindacati per l’8 luglio prossimo. Tante le iniziative messe in campo da Fp-Cgil Cisl-Fp Uil-Pa Confsal-Unsa Ugl-Intesa nelle regioni: dall’assemblea alla Biblioteca Nazionale di Roma, che ha raccolto gli operatori del Lazio, alla mobilitazione e volantinaggio presso gli Archivi di Stato di Forlì e Perugia rispettivamente per l’Emilia Romagna e l’Umbria; dalla mobilitazione di Palazzo Reale a Napoli a quella della cittadella della cultura di Bari. E poi Marche, Sardegna, Basilicata.

“L’Italia dei grandi patrimoni culturali, compresi quelli librari e documentali, e dei servizi al cittadino (la sola Biblioteca Nazionale di Roma conta oltre 300 mila accessi all’anno) – prosegue il comunicato dei sindacati di settore –, si è attivata per promuovere un cambio di rotta sulla tutela dei beni culturali e sulla necessaria valorizzazione delle professionalità partendo da quelle in servizio presso il Ministero”.

E venerdì si replica con le iniziative dei lavoratori di musei e siti archeologici: al Collegio Romano sede del ministero, a Pompei, in Piazza San Marco a Venezia, agli Uffizi di Firenze, in Piazza Carigliano a Torino, ad Aquileia in Friuli.

“Le federazioni del pubblico impiego di Cgil Cisl Uil Unsa e Ugl – si legge ancora nel comunicato – prendono le distanze da ogni tentativo di strumentalizzazione delle forme democratiche di lotta programmate”.

“La vicenda del Colosseo dimostra da un lato una evidente disinformazione di una parte dei media e, dall’altra, l’irresponsabilità di una sigla sindacale, la Filp, che profitta dell’attenzione mediatica per proporre iniziative che nulla hanno a che vedere con i temi della mobilitazione nazionale”.

L’obiettivo, almeno nelle intenzioni del sindacato, non è creare un disservizio a utenti e turisti. Anzi. La nostra è una mobilitazione aperta, attenta ai contributi delle persone e dei cittadini”.

“I lavoratori del Ministero vogliono poter offrire un servizio migliore all’utenza. Questi i motivi della mobilitazione. I lavoratori chiedono tutela e rilancio di quello che rappresenta un pezzo importantissimo della nostra identità nazionale convinti, tra l’altro, che rappresenti un volano formidabile per il rilancio dell’economia nazionale”.

“Al centro della piattaforma rivendicativa non ci sono solo i diritti dei 20 mila lavoratori, che pure stanno soffrendo la drammatica carenza degli organici e i ritardi nei pagamenti delle indennità di turno, ma soprattutto la riorganizzazione dell’intero settore. A partire dalle risorse per la tutela e la manutenzione di siti e strutture e dalla re-internalizzazione di servizi oggi oggetto di appalti selvaggi, sprechi enormi e sfruttamento delle professionalità”.

“È questa – conclude il comunicato – la proposta che porteremo venerdì al ministro Bray. Occorre una visione strategica condivisa, accompagnata dal riordino delle funzioni di organi nazionali, sovrintendenze e direzioni territoriali, e da concreti segnali che indichino una netta inversione di tendenza dalla logica dei tagli lineari”.

“Chiederemo un piano occupazionale, la difesa del contratto integrativo e del diritto alla certezza della retribuzione. Ma anche un investimento nelle professionalità che assicurano la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale: più riconoscimento professionale, più formazione, più attenzione alle competenze”.