La Camera ha dato il via libera alla riforma del Codice Antimafia che ridisegna le misure di prevenzione e le regole sulle confische di beni. In 30 articoli il testo di riforma ridisegna tutta la complessa materia delle misure di prevenzione. Il provvedimento deriva dalla proposta di legge di iniziativa popolare per la quale grandi organizzazioni sociali come la Cgil, Avviso Pubblico, Arci, Libera, Acli, Lega Coop, Sos Impresa, Centro studi Pio La Torre raccolsero, due anni e mezzo fa, centinaia di migliaia di firme e integrata dal lavoro fatto nel frattempo dalla Commissione parlamentare antimafia.

Soddisfatta la Cgil come testimonia attraverso twitter la segretaria confederale Gianna Fracassi.

 

Con la riforma l' Agenzia per i beni sequestrati ne esce rafforzata, con sede centrale a Roma e un direttore (non per forza un prefetto) che si occuperà dell'amministrazione dei beni dopo la confisca di secondo grado. Norme stringenti sono previste per gli amministratori giudiziari, che non potranno avere più di 3 incarichi e non potranno essere parenti fino al quarto grado, ma neppure conviventi o "commensali abituali" del magistrato che conferisce l' incarico. Sequestri e confische sono previsti anche a chi favorisce i latitanti, commette reati contro la Pa o si macchi del delitto di caporalato mentre si istituisce un Fondo di garanzia per sostenere le aziende sequestrate già finanziato.

“Il voto di ieri sera – ha dichiarato Rosi Bindi, presidente della commissione Antimafia - è un primo importante passo, lungamente atteso. La Camera ha dato un segnale forte della volontà di rendere più incisiva la lotta alle mafie, in un settore cruciale come quello della gestione dei beni confiscati alla criminalità organizzata. Il provvedimento raccoglie il grande lavoro fatto dalla Commissione Antimafia che fin dall'avvio della legislatura aveva individuato questo settore come una priorità".