“Il disagio sociale è ormai un fatto che si tocca con mano, che incide sul vissuto di larga parte della popolazione. Proprio per questa ragione non può divenire oggetto di una polemica tra i partiti - e soprattutto tra i partiti e il governo - soltanto dopo che la tornata elettorale amministrativa ha frantumato i vecchi equilibri. Ammesso che si possa definire tale, c'è un voto di protesta che reclama interventi urgenti”. Lo scrive Emilio Barucci, su L’Unità. “Di fronte a questa realtà sempre più insostenibile si è passati repentinamente dal parlare di ‘politiche per la crescita’ a parlare di ‘politiche per fronteggiare il disagio sociale’. Sono due cose ben diverse. Le prime hanno effetti nel tempo, le seconde fronteggiano soprattutto l'emergenza. Su questo piano il governo è sostanzialmente muto in quanto senza allentare il vincolo di bilancio c'è ben poco da fare”.

Che fare dunque? La soluzione secondo l’economista del Politecnico di Milano non è solo nelle nostre mani. “Si poteva forse stare più attenti a dicembre, adottando misure più eque (colpire la ricchezza finanziaria piuttosto che i redditi e i consumi), ma gli spazi sono davvero pochi. La soluzione è in Europa e la ricetta è molto semplice. Serve un allentamento del Fiscal Compact, una svalutazione dell'euro, una moderata inflazione (5 per cento?) con la Banca centrale europea che acquista un po' di titoli dei paesi in difficoltà. Tutto questo deve avvenire senza affievolire la spinta riformatrice pro-competitività (riforme strutturali, infrastrutture eccetera). Non prendere coscienza del disagio sociale può essere pericoloso. Attenzione a non sottovalutare il problema: il destino della Grecia insegna che non è solo una questione di economia, ma anche di coesione sociale e di vita democratica”.