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Il fenomeno dell’uso, e dell’abuso, di alcol e droghe nel settore dell’autotrasporto non può essere scisso dal duro contesto di riferimento, aggravato dalla crisi economica e da una competizione selvaggia introdotta, in particolare, dalle imprese dei paesi dell’Est. Tale contesto aumenta i ritmi di lavoro e le ore di guida, accresce quindi la fatica e peggiora le condizioni più generali di lavoratori che, in molti casi, utilizzano il proprio mezzo di trasporto anche come luogo di riposo notturno e che spesso vivono per molte settimane lontano dalle proprie abitazioni e dalle proprie famiglie. Per questa tipologia di attività vanno quindi considerate, anche nell’ottica di un decremento degli incidenti stradali, queste problematiche.
Su questo fenomeno è attivo il Progetto OSH, lanciato dal Dipartimento politiche antidroga della Presidenza del Consiglio, in collaborazione con l’International Labour Organization, un programma di sensibilizzazione e formazione rivolto alle imprese nel settore dei trasporti per ridurre l’incidentalità alcol/droga correlata (su cui, proprio nei giorni scorsi, si è tenuto a Roma un importante workshop). Il Progetto è stato ideato in considerazione delle evidenze scientifiche del legame tra alcol e sostanze psicotrope con gli incidenti stradali, evidenze ampiamente descritte anche nei documenti e nei rapporti delle agenzie europee.
È bene ricordare lo sfondo normativo in cui la materia si trova. Alla base vi è il riconoscimento del diritto alla salute e l’attuazione del decreto legislativo 81/2008 modificato, con particolare attenzione alla sorveglianza sanitaria da effettuarsi anche per i rischi lavorativi che si possono produrre nei confronti dei terzi. Più specificamente, vi sono poi le regole imposte dall’ordinamento italiano in materia di controlli in ambito lavorativo sull’uso/abuso di sostanze psicotrope o stupefacenti, attraverso i noti Accordi Stato-Regioni del 2006 (per l’alcol) e del 2008 (per le sostanze stupefacenti). Tali regolamenti, oggi in fase di rivisitazione da parte del ministero della Salute, sono stati da sempre caratterizzati, e per questo anche criticati, da un’impronta più repressiva che preventiva.
Per questo troviamo apprezzabile che il Progetto Osh sia anzitutto rivolto alla prevenzione dei rischi. Un programma che, in questa fase, si svilupperà attraverso la diffusione di strumenti informativi/formativi e di sensibilizzazione, che troveranno una prima collocazione in un corso di formazione di primo livello destinato a rappresentanti delle imprese e delle organizzazioni sindacali. È però importante affrontare l’analisi correlata alla tipologia di incidenti stradali che caratterizzano il settore dell’autotrasporto attraverso il supporto di dati e informazioni più articolati e mirati. Come è altrettanto importante indagare le differenti culture che si sviluppano intorno all’uso/abuso di sostanze “legali” (alcol) e sostanze illegali (droghe), e il conseguente approccio che tale diversa considerazione, anche sul piano dei processi educativi, deve sviluppare. Inoltre, veri problemi da affrontare sono la presenza insufficiente di controlli sulle strade, l’impossibilità di vedere efficacemente contenute le violazioni evidenti dei tempi di guida e di riposo fissati dalle normative comunitarie e dai contratti, il fenomeno dell’uso di sostanze “energizzanti” (a partire dalle particolari bevande comunemente in commercio) per una “difesa” del lavoratore dalla fatica.
Va sottolineato, infine, l’atteggiamento delle associazioni di categoria su questo fenomeno. Esse tendono, da un lato, a considerarlo più di origine “sociale” che lavorativa, dall’altro lato, considerano il problema dell’uso di sostanze che incidono sulla guida del mezzo di trasporto sostanzialmente sotto controllo. Da qui deriva anche l’atteggiamento, ad esempio, sulla formazione, che intendono mirare maggiormente agli “stili di vita” più complessivi del lavoratore, che non a quanto si manifesti nel corso della propria attività lavorativa.
* responsabile Sicurezza Filt Cgil nazionale