“Le Rsu di Asm Terni spa sono per l’ennesima volta allarmate e sconcertate dall’atteggiamento assunto dalla proprietà dell’azienda, il Comune di Terni, che mette costantemente in difficoltà il buon funzionamento dell’azienda e dei servizi da essa erogati ai cittadini (elettricità, acqua, depurazione, gas e igiene ambientale), non pagando regolarmente le spettanze relative al servizio di igiene ambientale”.
E’ quanto denunciano le rappresentanze sindacali unitarie in un comunicato stampa. “Parliamo di oltre 10 milioni di euro di arretrati non pagati, nonostante il Comune stesso abbia incassato la prima rata annuale della tassa e nonostante le garanzie date a questa stessa Rsu a fine dicembre dall’assessore del Comune, competente per le municipalizzate, che entro i primi di gennaio molti milioni di euro sarebbero arrivati dall’ente stesso per garantire continuità e regolarità ai servizi. Che fine hanno fatto questi soldi?”
“Ricordiamo – continua la nota sindacale – che Asm si trova alle prese con il difficile e costoso avvio del servizio di raccolta differenziata provinciale e che si allunga la fila dei creditori delle aziende terze che vanno in sofferenza per i pagamenti che Asm ritarda sempre di più. Inoltre, con scelta assolutamente non condivisa da questa rappresentanza sindacale, il Comune intende vendere una fetta cospicua della sua più prestigiosa controllata. Con quali scopi?”
“Noi diciamo: adesso basta! La nostra azienda non si svende –conclude il comunicato –. Ricordiamo che rappresentiamo quasi 400 lavoratori, che siamo la terza azienda del territorio provinciale e che ci sentiamo di rappresentare anche altre centinaia di lavoratori dell’indotto. Potremmo, se ben amministrati, essere un volano dell’economia provinciale e fare da riferimento come multiservizi regionale. Ogni anno portiamo nelle casse comunali utili che sono costanti e in aumento. Perché vendere? Siamo pronti e decisi ad intraprendere tutte le forme di lotta necessarie per contrastare questo progetto per noi incomprensibile”
Asm Terni: Rsu, no alla svendita dell’azienda
20 marzo 2015 • 00:00