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Sante Sebastiani pronuncia il suo nome – così, come registrato all’anagrafe – più di un anno dopo averci guidato per la prima volta tra le strade tortuose e innevate della Valle dell’Alto Aterno. Siamo in provincia dell’Aquila e Santino, come lo chiamano tutti qui, 67 anni, iscritto alla Cgil per la prima volta più di 40 anni fa, per anni responsabile dell’ufficio di collocamento di Montereale, è il segretario della Lega territoriale dello Spi Cgil. La carica indica che è un pensionato che continua a darsi da fare su un territorio che in otto anni è stato letteralmente devastato da due terremoti: quello del 6 aprile 2009 e gli altri che si sono succeduti dal 23 agosto 2016.
“Abbiamo organizzato un pullman per essere domani (17 dicembre, ndr) a Roma per denunciare le nostre tribolazioni. Qui la ricostruzione è partita solo per i danni del primo sisma. I terremoti di Amatrice e del Centro Italia sono stati ancora più rovinosi, ma la ricostruzione è ferma al palo. Manca un coordinamento di forze politiche e sociali che faccia pressione sui centri di potere”.
In questa regione, la comunità principale vive a Montereale. A mezz’ora di strada, dopo aver risalito l’altipiano, c’è Campotosto, un borgo sulle sponde dell’omonimo lago. Per Santino “queste zone hanno una grande vocazione turistica, però si sono spopolate perché, dopo il secondo terremoto, i giovani, che già prima non avevano grandi prospettive, sono emigrati, andati via”.
Amatrice dista 16 chilometri. Tre ore di sentiero segnato dagli alpini con le cime della Laga a fare da corollario per entrambi i versanti. Anche a Campotosto è l’associazionismo a sopperire alle tante assenze dello Stato. “Qui sono rimasti solo i vecchi, al palo, a fare i guardiani. Sono degli eremiti. Sono stati abbandonati a se stessi. Non hanno nemmeno con chi parlare. Ci sono frazioni isolate dove le persone passano la giornata dentro casa, da sole, con la televisione accesa, e fuori non trovano nessuno. È un qualcosa di orribile. Vivono alla giornata e sperano che un giorno arrivi un grande politico che faccia risorgere queste zone”.
Qui però va sempre peggio. Tutto è carente. Santino racconta come fin dal terremoto dell’Aquila i servizi siano stati drasticamente ridotti: “Gli impiegati hanno fatto richiesta di trasferimento e non sono stati sostituiti”. Al presidio sanitario, il geriatra viene una volta al mese: “Se quel giorno manca il medico, per essere visitati bisogna attendere un altro mese”. Da tempo Santino si adopera per ottenere un servizio navetta che accompagni le persone sole, che non hanno l’auto o che non possono più guidare, per aiutarle nei loro bisogni. E non riesce a nascondere la propria indignazione quando riflette su come lo Stato continui a ritirarsi di fronte a questi cittadini che vorrebbero tornare in tempi ragionevoli a una pseudo-normalità.
“Il colmo – rivela Santino – sono le banche: a Montereale ne abbiamo due che non concedono mutui alla gente del posto, in particolare ai giovani, perché dicono che se costruiscono o comprano casa, questa si svaluterebbe immediatamente”. E tutto resta immobile.