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Quasi un nulla fatto. In sostanza è questo il risultato dell'incontro tra il ministro Carlo Calenda e Issad Rebrab, patron di Cevital e Aferpi. Un tavolo deludente per il ministro, che si è visto di nuovo proporre un piccolo investimento e un nuovo rinvio.
Venti milioni da mettere subito nell'acquisto dei blumi per far ripartire per un po' le attività e un nuovo piano industriale con cronoprogramma entro marzo. Risposte non soddisfacenti, né per il ministro né per i sindacati, che già da tempo chiedevano fatti, tempi certi e investimenti. E che avevano detto che non avrebbero più accettato ulteriori rinvii.
Ora il ministro convocherà, nel giro di qualche giorno, Fim, Uilm, Ugl e Fiom per fare il punto. Forse per condividere decisioni che i sindacati vorrebbero lasciare ora solo nelle mani del governo. I venti milioni dichiarati all'incontro possono garantire un mese e mezzo di attività negli stabilimenti; tempo necessario, secondo Rebrab, a completare il piano e partire con i progetti. Altre promesse che contribuiscono a far svanire la residua fiducia del governo, ora alle prese con una situazione ancora più difficile.
Soluzioni pronte non ce ne sono, e il 'piano B' ipotizzato nei giorni scorsi, che prevede il coinvolgimento del gruppo indiano Jindal e dell'Ilva di Taranto, resta un progetto complicato e che ha bisogno di tempo per maturare. Calenda deve così decidere in tempi brevi cosa fare: continuare a dar credito a Rebrab oppure scaricarlo. Perché ad incombere c'è la scadenza il 30 di giugno degli obblighi della Prodi bis sul mantenimento dell'occupazione. Il ministro sembra dunque abbia proposto all'imprenditore algerino lo slittamento in avanti dei termini contrattuali siglati al momento dell'acquisto.
Slittamento giustificato dalla mancata attuazione del piano previsto. Nell'attesa di sbloccare la situazione, sarebbe un modo per prendere tempo, garantire la prosecuzione degli ammortizzatori sociali e tenere in vita il treno rotaie, che ha ancora delle commesse. Il sindacato ha chiesto una decisione definitiva e nel prossimo incontro Calenda dovrà dire, una volta per tutte, cosa intende fare. Il tempo è finito e la situazione potrebbe diventare irrecuperabile.