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Ci sono 40.000 lavoratori Co.co.co nella pubblica amministrazione che rischiano, a gennaio, di rimanere senza lavoro per quanto stabilito nel Jobs Act. L’allarme arriva da Michele Gentile, responsabile settori pubblici della Cgil, che si chiede: “Che fine faranno queste persone”? Secondo Gentile "è molto probabile immaginare che i contratti che finiranno tra tre mesi siano tantissimi. Bisogna trovare una soluzione". La soluzione dovrebbe essere inserita nel Testo Unico del pubblico impiego, che andrà a regime nel prossimo febbraio e dunque si creerebbe uno spazio vuoto fra le scadenze di dicembre e le nuovo regole. Una misura ponte è stata trova per i 490 collaboratori dell’Inail, con il passaggio a contratto a tempo determinato della durata di un anno.
Secondo i dati del 2014, gli ultimi disponibili, i 40 mila contratti in questione sono concentrati per lo più nel settore universitario, accademico, e della ricerca, ma una presenza forte si registra anche nella sanità e negli enti locali. Il punto, osserva Gentile, è che "pressoché tutti i co.co.co pubblici sono inquadrabili come lavoratori dipendenti", con orari e prestazioni stabilite
dall'alto.
Più in generale, oltre ai collaboratori, nella pubblica amministrazione ci sono 80.000 contratti a termine in scadenza a fine 2018. “Per più di mille però il limite è la fine del 2016", denuncia il sindacalista. Insomma, a dispetto di tutti i propositi la precarietà nei servizi pubblici è ben lungi dall’essere eliminata.