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Continuano le interviste ai rappresentanti delle associazioni agricole, insieme alle quotidiane affermazioni del ministro dell’Agricoltura Centinaio, sostenuto da Salvini, e confermate da Luigi Di Maio, sulla volontà di reintrodurre i voucher in agricoltura. Dalla Cgil, però, arriva un forte altolà. “La Cgil è assolutamente contraria all’ipotesi di reintroduzione dei voucher, contro cui continuiamo la nostra iniziativa. I voucher non sono uno strumento utile, in particolare in agricoltura”, ha dichiarato il 3 luglio Susanna Camusso, segretario generale della confederazione che, nel 2017, si mobilitò con successo per frenare l’esplosione del ricorso ai buoni lavoro.
“Al ministro Centinaio vogliamo dire che in agricoltura, come in tutti settori, i lavoratori si tutelano con contratti e regole sul mercato del lavoro, non certo con i voucher. E vogliamo ricordare che in agricoltura già esistono e si possono usare per studenti, pensionati e disoccupati”. Lo dichiarano in una nota congiunta Cgil e Flai. “L’insistenza del ministro - sostengono confederazione e categoria - nasconde dell’altro: si vuole deregolamentare il lavoro agricolo, la cui caratteristica della stagionalità è strutturale. Se l’obiettivo fosse pagare tutto il lavoro stagionale con i voucher, il lavoro agricolo contrattualizzato scomparirebbe e i voucher coprirebbero il lavoro nero”.
“Altro che contrastare il lavoro nero, si arriverebbe a una sua ufficializzazione, nascondendo dietro ai voucher un lavoro che non è affatto occasionale. Una cosa assurda e vergognosa, che non permetteremo”, sottolineano Cgil e Flai. “Attualmente, con il ccnl appena sottoscritto e i contratti provinciali di lavoro (cpl), e considerando che in agricoltura è possibile assumere anche per una giornata - si spiega nella nota - ci sono tutti gli strumenti per assumere i lavoratori seguendo le regole e venendo anche incontro alle imprese in termini di flessibilità”. “Qualsiasi altra ipotesi di utilizzo dei voucher in agricoltura - concludono Cgil e Flai - è un modo per aggirare e di fatto cancellare i contratti, e condannare i lavoratori agricoli ad essere lavoratori di serie B”.
Anche diverse Flai regionali criticano le dichiarazioni del ministro. Umberto Franciosi, segretario generale Flai Cgil Emilia Romagna ricorda che "in Italia su oltre un milione di occupati gli stagionali sono al 95%, mentre in Emilia Romagna su 80 mila occupati quasi il 90% sono stagionali”. Il dirigente sindacale fa notare che “il lavoro stagionale, in agricoltura, prevede la chiamata giornaliera dell'operaio a tempo determinato anche per un solo giorno l'anno, anche per le sole ore necessarie a svolgere l'attività richiesta. Si tratta di un vero e proprio lavoro a chiamata previsto dalle normative di legge e dai contratti che regolano il mercato del lavoro in agricoltura, che non ha nemmeno bisogno della comunicazione giornaliera di inizio e fine lavoro, com’era previsto per i voucher”.
In Emilia Romagna il lavoro stagionale in agricoltura “ha un costo del lavoro orario che è comparabile a quello dei voucher e, in alcuni casi come nelle zone agricole svantaggiate, addirittura inferiore”, spiega sempre Franciosi: “Per i lavoratori, invece, la differenza è enorme: con i voucher nessun diritto contrattuale, oltre a nessun diritto su malattia, disoccupazione, assegni familiari e copertura previdenziale. Non c’è bisogno di inventarsi altri strumenti: per la raccolta di frutta esistono già gli strumenti contrattuali, basta applicarli. Se si vogliono trovare altri strumenti, basta leggere la Carta dei diritti universali del lavoro, la proposta di legge della Cgil, sostenuta da oltre un milione di firme. Chi tenta di rimettere in discussione i diritti di lavoratori agricoli – conclude il segretario Flai Emilia Romagna – si troverà di fronte una determinata reazione delle organizzazioni sindacali, come già abbiamo fatto con il governo Monti e Renzi”.
Anche in Lombardia la Cgil è in stato di allerta. “Ci preoccupano le dichiarazioni dell’assessore all’Agricoltura della Regione Lombardia, Fabio Rolfi, che, commentando il testo del decreto dignità licenziato dal Consiglio dei ministri, sostiene che i voucher siano necessari per lavoratori stagionali in agricoltura. Gli vogliamo ricordare che in agricoltura i voucher già ci sono e possono essere utilizzati a favore di pensionati, studenti e disoccupati per un tetto massimo di 5 mila euro annui”. È quanto dichiara Claudio Superchi, segretario generale della Flai Cgil Lombardia.
“L’introduzione dei voucher – prosegue –, così come giustificato dall’assessore Rolfi in Lombardia, vorrebbe dire negare la stagionalità come elemento strutturale del lavoro agricolo e pagare tutti coloro impiegati nelle campagne di raccolta con i voucher. In questo modo si cancellerebbe il lavoro agricolo, fino a farlo diventare un non lavoro, senza diritti, senza applicazione dei contratti, senza contributi previdenziali. Ricordiamo inoltre all’assessore Rolfi che per le campagne di raccolta che stanno per iniziare basterebbe l’applicazione del contratto nazionale di riferimento appena sottoscritto e l’applicazione dei cpl, in cui ci sono tutti gli strumenti per assumere i lavoratori, seguendo le regole e venendo anche incontro alle imprese in termini di flessibilità, considerando che in agricoltura si assume anche a giornata e ci sono tutti gli strumenti contrattuali per affrontare le campagne estive di raccolta. Quindi – conclude il sindacalista lombardo –, prima di pensare a cambiamenti che destrutturano le regole chiediamo all’assessore Rolfi di fare applicare le norme esistenti in difesa dei diritti e del buon lavoro, a partire dall’applicazione della legge 199/2016 contro lo sfruttamento sul lavoro e il caporalato”.