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Slittano di alcuni giorni gli incontri previsti tra il governo e il presidente di Cevital, Issad Rebrab, atteso per oggi (27 luglio), e quello tra ministero per lo Sviluppo economico e sindacati, che si sarebbe dovuto tenere il giorno successivo. Secondo fonti sindacali, gli incontri si svolgeranno nella prima settimana di agosto. Le motivazioni per lo slittamento sarebbero legate a questioni organizzative, che concedono ancora qualche giorno a Rebrab per trovare il sostegno finanziario necessario a dare le risposte che sindacati, istituzioni e governo attendono da mesi e sempre rimandate.
Una terribile bonaccia estiva. È dove sembra stia “navigando” da mesi Aferpi (la Acciaierie e Ferriere di Piombino, ex Lucchini), in acque immobili. Che il progetto fosse difficile nessuno lo ha mai negato; le problematiche locali unite al difficile momento del mercato siderurgico globale non aiutano certo la realizzazione di un progetto che, almeno sulla carta, avrebbe potenzialità enormi. Ma fermi in queste acque, si vedono solo le difficoltà: la tabella di marcia dell’accordo di programma firmato il 30 giugno del 2015 non è stata rispettata, l’acquisto dei forni elettrici, ridottisi poi a uno, è ancora di alto mare, i laminatoi lavorano a rilento e Aferpi stessa non ha capitale circolante per comprare l’acciaio semilavorato che gli sarebbe necessario.
Messi uno dietro l’altro, ci sono motivi più che sufficienti per suscitare la forte preoccupazione dei sindacati e nel mondo politico, che in questi giorni sono in subbuglio. Sia a livello locale che nazionale. Ma il motivo più grave, alla base di tutto, è uno: Issad Rebrab, l’imprenditore agro-alimentare algerino che un anno fa ha acquisito la ex Lucchini attraverso Aferpi, ha finora apportato capitali per oltre 90 milioni, ma per realizzare il piano industriale di Rebrab, come ammesso dall’amministratore delegato Fausto Azzi, di milioni ne servirebbero svariate centinaia. E l’algerino, il cui piano prevedeva investimenti superiori al mezzo miliardo, non ha messo né quei fondi, né le garanzie ritenute necessarie dalle banche, che con la ex Lucchini hanno una lunga storia di perdite.
E, come se non bastasse, al momento le acciaierie funzionano grazie a Jindal, quel gruppo indiano con ben più esperienza di Cevital in campo siderurgico, la cui offerta fu scartata proprio un anno fa in favore di quella più allettante del grupppo algerino. Jindal non giudicava possibile la produzione del semilavorato nel polo piombinese, con la conseguente riduzione dell'organico. Di qui la preferenza per la proposta di Rebrab, giudicata affidabile dai sindacati, dall’allora commissario Nardi e dallo stesso Mise. Ma a un anno di distanza Aferpi sta comprando il semilavorato proprio dal gruppo indiano. Seppur in modo indiretto, attraverso un intermediario, il trader internazionale con base a Düsseldorf, Steel Mont GmbH. Con tutti i costi aggiuntivi del caso.
Ma Aferpi non ha scelta, perché non ha il circolante per pagare direttamente Jindal, mentre il trader tedesco sta mettendo a disposizione la sua capacità finanziaria e le sue linee di credito. Non solo. Aferpi non è riuscita ancora a reperire i fondi necessari per mantenere gli impegni su nessuno dei tre fronti su cui s’imperniava il suo progetto. Su quello dell’acciaio ha sì firmato un impegno di acquisto di un impianto da circa 200 milioni, configurato per una produzione da un milione di tonnellate all’anno, con un singolo forno, un treno-rotaie e due colate. Ma finora si è limitata a pagare al potenziale fornitore, la società tedesca Sms, le due quote di un milione e mezzo l’una, previste dall’accordo di studio di fattibilità.
E altrettanto in ritardo sembrano essere le attività sul fronte del polo logistico e di quello agroalimentare. Ritardi che preoccupano non poco i sindacati, che pur mantenendo l’appoggio a Rebrab, chiedono chiarimenti, soprattutto alla luce delle recenti rilevazioni sui 600 esuberi previsti dal piano depositato in Regione dall’azienda. L’incontro della prossima settimana potrebbe fare chiarezza. Ma solo a settembre, forse, arriveranno finalmente i fatti.