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Un fotografo di straordinaria sensibilità, che ha saputo raccontare come pochi altri le guerre, i movimenti intellettuali e di massa, le culture lontane. Ma anche un amico: un amico della Cgil, e di Rassegna in particolare. Mario Dondero, fotografo e reporter di riconosciuta maestria, si è spento ieri (domenica 13 dicembre) a Fermo, dopo una lunga malattia. Milanese (ma di origini genovesi), aveva 87 anni. Da ragazzo era stato partigiano, in Val d’Ossola: un’esperienza che lo avvicinerà al giornalismo e alla fotografia, donandogli una sensibilità sociale, e una passione politica, di rara profondità.
“Di Vittorio a memoria”, questo è il titolo dell’opera in tre fascicoli (riproposta poi, per il successo che ebbe, anche in formato e-book) che Mario Dondero, assieme allo scrittore Angelo Ferracuti, ha realizzato per Rassegna Sindacale. Un viaggio nella vicenda umana e politica di Giuseppe Di Vittorio nel cinquantesimo della scomparsa (avvenuta il 3 novembre 1957), che il fotografo e l’autore realizzarono attraverso i ricordi di chi gli era stato più vicino, l’aveva conosciuto e accompagnato nella lotta politico-sindacale, e attraverso i luoghi che lo avevano visto protagonista, in terra di Puglia. Un percorso emotivo e personale, che il reportage fotografico punteggiava con straordinario spessore interiore.
La carriera di Dondero è stata lunga e ricca. Iniziò a collaborare nei primi anni cinquanta con L’Unità, Milano Sera e L’Avanti, legandosi ai frequentatori del famoso Bar Jamaica di Milano, noti come il “gruppo dei Giamaicani”, di cui facevano parte, tra gli altri, Camilla Cederna, Ugo Mulas, Luciano Bianciardi e Giulia Niccolai. Nel 1955 Dondero si sposta a Parigi e inizia a collaborare con diverse prestigiose testate (Le Monde, Le Nouvel Observateur, Daily Herald, L’Illustrazione Italiana). Nella capitale francese frequenta scrittori e intellettuali come Daniel Pennac, Roland Topor, Alain Robbe-Grillet e Claude Mauriac.
Sempre a Parigi inizia a collaborare con le riviste Jeune Afrique, Afrique-Asie e Demain l’Afrique, manifestando un vivace interesse per l’Africa, e lavora per il quotidiano Il Giorno nel periodo della Guerra d’Algeria. In Italia l’elenco delle sue collaborazioni è lunghissimo: da Vie Nuove al Tempo Illustrato, dall’Europeo all’Espresso, da Epoca (fin dalla direzione di Enzo Biagi) al Manifesto. In tempi più recenti, ha collaborato con la Rai e ha documentato il lavoro di Emergency in Afghanistan.