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Fu tra i pochi a comprendere, negli ambienti dell'emigrazione antifascista in Francia, la gravità di quel che stava accadendo. Era il settembre del 1938: ad appena due giorni dalle leggi razziali decise dal regime fascista, Giuseppe Di Vittorio – futuro leader della Cgil – pubblicava su La Voce degli italiani, il giornale rivolto ai nostri connazionali residenti oltralpe, un forte appello contro l'odiosa iniziativa di Mussolini. "In aiuto degli ebrei italiani!": questo il titolo dello scritto che il mensile Pagine ebraiche ha avuto il merito di ripubblicare già nel marzo dello scorso anno (con due note degli storici Alberto Cavaglion e Silvia Berti, nipote del sindacalista di Cerignola; si veda: www.paginebraiche.it), e che noi, in occasione della Giornata della memoria, riproponiamo ai lettori di Rassegna. In anni in cui le leggi razziali diventano per alcuni (forse non pochi) un incidente di percorso di un regime tutto sommato tollerabile – tanto da mandare gli oppositori in "villeggiatura", come diceva con spirito osceno l'uomo di Arcore a proposito degli italiani costretti al confino –, è una pagina da meditare, questa di Di Vittorio: sembra davvero scritto nel tempo presente. G.Ri.
Mentre la situazione internazionale si aggrava di ora in ora, sotto le minacce intollerabili degli aggressori fascisti, il delirio razzista è giunto al parossismo in Italia. Tutti i mezzi, potentissimi di pressione morale e materiale di cui si è munito il regime, sono stati messi in azione per creare un'atmosfera di pogrom. Nella disonorante campagna di odio contro gli ebrei – contro gli stessi ebrei italiani, che sono nati in Italia, che hanno compiuto il loro servizio militare in Italia, che sono degli onesti cittadini – non vi è ritegno, non vi sono limiti, né pudore La vigliaccheria garantita dalla protezione senza riserve dello Stato, si ammanta della pelle del leone e si accanisce con estrema ferocia contro i deboli, contro coloro che sono stati spogliati d'ogni diritto e messi al bando come lebbrosi!...
Gli ebrei sono divenuti gli "untori" di manzoniana memoria. Nessuno degli omonzoli del regime ha il coraggio civico di dire almeno una parola di moderazione; nessuno di costoro mostra di possedere ad un grado qualsiasi il senso di misura, né sentimenti d'umanità. Al contrario, i gerarchi arricchiti sul sangue e sulle lacrime del popolo, fanno a gara, a chi più può mostrarsi "intransigente", feroce e spietato verso i deboli, gli isolati, i paria, messi nell'impossibilità di reagire e difendersi. Tutti partecipano "coraggiosamente" a questa gara della più abbietta viltà. E quei gerarchi che hanno vissuto alla greppia di ebrei capitalisti, e si sono magari arricchiti, sono oggi fra i più infuriati cacciatori di ebrei; cioè, fra i più vili.
Coloro che arzigogolavano su pretese differenze fra i due massimi dittatori fascisti d'Europa, sforzandosi di scorgere in Mussolini il famosissimo "latin, sangue gentile" – per cui il boia del nostro popolo sarebbe stato più misurato, più equilibrato, più sensibile, più umano, ecc. ecc., del suo collega germanico – sono ormai ben serviti. Mussolini, l'uomo di tutti i rinnegamenti e di tutti i tradimenti; Mussolini, che ancora nel 1934 ripudiava con veemenza il razzismo e rivendicava come un grande onore per il fascismo italiano l'essere immune da questa lue barbarica e di trattare i cittadini italiani ebrei alla stessa stregua di tutti gli altri cittadini, portandoli anche alle più alte cariche in tutte le branche dell'attività nazionale, secondo i loro meriti; Mussolini, diciamo, è sceso così in basso, sotto l'influenza, la pressione e gli ordini di Hitler, da superarlo, nella brutalità e nella ferocia.
Mussolini si è distinto, sì, ma nel bruciare le tappe. In questa lotta selvaggia e codarda contro le poche migliaia di ebrei italiani – già perfettamente assimilati e fusi col nostro popolo – Mussolini ha fatto in poche settimane ciò che Hitler ha fatto in quattro anni. Tutti gli ebrei stranieri residenti In Italia – perché, poveretti, avevano creduto all'antirazzismo di Mussolini di ieri – sono espulsi in massa. Tutti gli ebrei residenti in Italia da meno di vent'anni sono espulsi dall'Italia, anche se avevano acquistato la cittadinanza italiana. Tutti gli ebrei italiani sono stati esclusi dall'insegnamento e dagli impieghi pubblici. Gli alunni ebrei italiani, nati in Italia da cittadini italiani, sono esclusi da tutte le scuole pubbliche e pareggiate.
L'esclusione degli ebrei anche dagli impieghi privati, dall'esercizio delle professioni liberali, dal commercio, ecc. ecc, è già in corso su tutta la linea, senza bisogno d'alcun decreto. Del resto, è stata già annunciata l'esclusione degli ebrei dal partito fascista; forse anche da altre organizzazioni del regime. E tutti sanno che in Italia chi non ha la tessera fascista non può lavorare. I cittadini italiani ebrei sono praticamente cacciati da tutti gli impieghi, avulsi da ogni attività produttiva, esclusi da ogni posto di lavoro. Come deve vivere questa massa di circa 80.000 ebrei italiani? Agli stessi capitalisti ebrei – o anche a quei cittadini ebrei che possiedono qualche economia – è impedito di espatriare coi loro beni. Ma più crudele e veramente drammatica è la situazione degli ebrei poveri, che sono la grande massa. Ripetiamo: come deve vivere questa massa di cittadini italiani, spogliati d'ogni diritto e privati d'ogni possibilità di guadagnarsi la vita col proprio lavoro? Ancora: cosa avviene delle decine di migliaia dl fanciulli e di studenti italiani ebrei, odiosamente esclusi dalle scuole pubbliche e pareggiate?
A questi drammatici interrogativi, il regime non si preoccupa affatto di rispondere. E non se preoccupa nemmeno il re, il quale ha dimenticato che lui e la sua famiglia riscuotono decine di milioni all'anno dal popolo italiano affamato, per il titolo di "guardiano della Costituzione italiana". Ora, secondo la detta Costituzione, i cittadini italiani – compresi quelli ebraici – "sono uguali davanti alla legge", per cui nessun governo ha il diritto di farne una categoria di cittadini inferiori, privati d'ogni diritto e d'ogni possibilità di vivere. Il popolo italiano, però, non rimane indifferente di fronte all'ondata di più vergognosa barbarie scatenata dal regime.
Che nessuno s'inganni! La lotta contro gli ebrei non è che un aspetto della lotta dei grandi trust e della loro dittatura fascista contro l'intero popolo italiano. Col parossismo razzista scatenato contro gli ebrei, il governo fascista mira a far passare gli ebrei come responsabili della miseria spaventosa in cui il regime ha gettato il nostro popolo, specialmente per le sue guerre d'aggressione contro l'Abissinia e la Spagna; il governo fascista mira a creare una ideologia e una mentalità imperialista nelle masse popolari, per farne uno strumento docile della sua politica di guerra, della guerra generale nella quale i grandi criminali dell'asse fascista stanno forse lanciando l'Europa, nel momento stesso in cui scriviamo.
Ma noi non possiamo limitarci a deplorare le malefatte e le barbarie del regime. La democrazia italiana ha il dovere di unirsi e d'agire. Dobbiamo agire per esigere che le misure decise dalla Conferenza Internazionale di Evian per proteggere gli ebrei austriaci e tedeschi, siano automaticamente applicate anche agli ebrei italiani. Dobbiamo esigere che la Società delle Nazioni intervenga per proteggere la vita e gli averi degli ebrei italiani. Dobbiamo unirci d'urgenza ed agire contro la guerra che le dittature fasciste stanno scatenando e per portare l'emigrazione e il popolo italiano a schierarsi nei ranghi dei popoli che lottano per la democrazia e la libertà! Unione! Unione! Unione!