da Rassegna sindacale “Modificare radicalmente il sistema fiscale del nostro Paese, passando da un modello a scaglioni e aliquote a un altro fondato sulla Flat tax, la cosiddetta tassa piatta. È uno dei grandi obiettivi del nuovo governo di Lega e M5S. Ma così facendo si contravviene all’articolo 53 della nostra Costituzione, che al comma 2 fa riferimento a un sistema di progressività fiscale, che da un lato salvaguarda il reddito minimo dei soggetti, e dall’altro svolge una funzione redistributiva del reddito in una visione di Stato sociale, garantendo una serie di servizi ai cittadini, come scuola, sanità, infrastrutture, trasporti, famiglia. Ecco, questa è la visione della norma costituzionale e in tale prospettiva dovremmo ragionare”. Così Oreste Saccone, della Lef (associazione per la legalità e l’equità fiscale), oggi ai microfoni di 'Economisti erranti', la rubrica di RadioArticolo1. “Così come viene concepita, la Flat tax non è solo un problema di costituzionalità. Peraltro, non è una novità assoluta, perché c’era già stato un precedente con il governo Berlusconi, che nel 2005 operò una riduzione delle aliquote per poi inventarsi un contributo di solidarietà. Io credo che il disegno complessivo del nuovo esecutivo, in realtà, miri a ridurre i servizi dello Stato e a riconoscere al pubblico una funzione minima, una specie di prologo in vista di una privatizzazione del sistema dei servizi. Facendo due conti, un operaio con un salario da 1.200 euro al mese, sposato e con un figlio piccolo a carico, e un reddito complessivo da 18.000 euro lordi, passerebbe dall’attuale imposta di 1.150 euro ad una da 1.350. Mentre un notaio, o comunque un libero professionista, da 105.000 euro l’anno, col nuovo sistema pagherebbe meno della metà, 48.000. Insomma, i redditi bassi non ci guadagnerebbero nulla, mentre quelli alti se ne gioverebbero alquanto. Alla fine, la Flat tax è una tassa non solo ingiusta, ma anche inutile, perché abbassare le tasse a chi ha redditi alti non è mai stato dimostrato che provochi un innalzamento di investimenti e consumi o favorisca l’occupazione. Aggiungo che quella della Flat tax è una manovra nordista, perchè dai dati Istat emerge chiaramente che il reddito medio della Lombardia è quasi il doppia di quello della Calabria. Quindi vuol dire che questa maggiore disponibilità si sviluppa al Nord”, ha proseguito Saccone. “L’idea di eliminare spesometro e redditometro e d’introdurre l’inversione dell’onere della prova in materia di evasione fiscale, sono cose che fanno sorridere. Innanzitutto, lo spesometro serve per fare in modo che il fisco abbia, da parte delle imprese, delle comunicazioni che riguardano le fatture acquisti e vendite, per evitare che quelle imprese fatturino, ma non registrino. Individuando così una possibile perdita del gettito Iva o delle frodi, Anche qui, c’è il precedente del governo Berlusconi, che nel 2008 abrogò un siffatto sistema e ci fu una catastrofe per il fisco. Per semplificare, semmai, la soluzione sarebbe quella di accentuare il sistema di pagamento tracciato e soprattutto la digitazione di tutte le operazioni con la trasmissione diretta dei dati all’anagrafe tributaria. A questo punto, non servirebbero più i documenti. Quanto al redditometro, fu proprio la Lega a volerlo introdurre, quando era ministro Tremonti nell’ultimo governo Berlusconi, che rimosse e abrogò tutti gli strumenti del governo Prodi-Visco, come il tracciamento e la trasmissione telematica dei dati. Col senno di poi, posso solo dire che si tratta di uno strumento talmente residuale che, stando ai dati del Mef, nel 2016, su 40.000 contribuenti, sono riusciti a fare un massimo di 2.500 accertamenti col redditometro, che è una cosa ridicola metterlo all’attenzione come strumento da rimuovere. Il problema non è quello: affermare che compete al fisco dimostrare l’evasione del soggetto, mi risulta nuovo. Ad esempio, se si scopre che il signor Bianchi ha portato i soldi in Svizzera si presume in base alla legge, salvo prova contraria, che sono soldi da evasione”, ha concluso Saccone.
Flat tax e pace fiscale, quale modello di società?
Tassa piatta e meno tasse per tutti significa meno soldi nelle casse dello Stato. Potrebbe anche voler dire meno risorse per sanità, scuola, trasporti. In studio Cristian Perniciano Cgil. Interviene Oreste Saccone, Lef
8 giugno 2018 • 11:30