Giulietta Banzi, insegnante; Livia Bottardi, insegnante; Alberto Trebeschi, insegnante; Clementina Calzari, insegnante; Luigi “Gino” Pinto, insegnante; Euplo Natali, pensionato; Bartolomeo Talenti, metalmeccanico; Vittorio Zambarda, operaio edile. Se questi 8 nomi – caduti 50 anni fa a Piazza della Loggia, a Brescia – sono rimasti incisi nella memoria dolorosa della città, lo si deve anche a loro. I bambini e le bambine della Scuola 28 maggio.
Negli anni, con gli insegnanti, hanno costruito all’interno del loro istituto un luogo fisico dove tramandare questa memoria. Un museo permanente, dove entri e ti guidano tra disegni, ritagli di stampa, foto. Un museo vivo, reso caldo – insieme alla memoria che tramanda – dai loro volti, dalle espressioni della propria voce che spiega e non si stanca.
Il mondo della scuola, come sappiamo, è stato tragicamente segnato dalla bomba fascista: 5 degli 8 morti erano insegnanti. Non è un caso: tanti di loro quel giorno erano in piazza, perché la scuola vive nella libertà del pensiero critico, ciò che il fascismo – quello storico e quelle eterno – ha colpito e colpirà sempre.
"Questo spazio è un tesoro per tutta la città – ci racconta Claudia Marchi, dirigente scolastico dell’istituto –. Grazie all’impegno dei docenti che hanno capito la necessità di ‘azioni’ più intense affinché gli eventi del 1974 restassero un patrimonio dei cittadini bresciani”.
E aggiunge: “I nostri bambini sono una ricchezza perché sono i custodi di questo museo” che “ci fa risentire quella ferita e quel dolore presente in tutti noi bresciani”. Insomma, conclude, il loro impegno è fondamentale per far sì che “da quell’esperienza possa nascere una nuova consapevolezza”.