Il 16 maggio 1955 il sindacalista Cgil veniva ucciso. La vicinanza di Di Vittorio e Pertini, l'impegno per una "vera giustizia" della madre Francesca Serio
È Sandro Pertini a lottare perché il compagno Turiddu ottenga giustizia. Socialista, sindacalista della Cgil, fondatore e segretario della Camera del lavoro di Sciara Salvatore viene ucciso dalla mafia il 16 maggio 1955. Assassinato a sangue freddo che ancora non aveva compiuto trentadue anni
"Osservo le pietre, l’erba, le spighe. Loro sanno, hanno visto chi lo ha ridotto così, ma non possono parlare. Tutti bene ci volevano, tranne i vigliacchi mafiosi"
Sessantacinque anni fa l'omicidio del sindacalista siciliano. Lo ammazzarono perché difendeva il lavoro, ma nessuno pagò. A lottare tutta la vita perché suo figlio ottenesse giustizia la madre Francesca Serio. Al suo fianco Giuseppe Di Vittorio e Sandro Pertini.
La storia del sindacalista siciliano ucciso dalla mafia raccontata dalla madre, Francesca Serio. Il romanzo storico di Franco Blandi dà voce a una donna coraggiosa e tenace. Rassegna ne pubblica un estratto per gentile concessione di Navarra editore
Il 16 maggio, a Sciara, la Cgil ricorda la morte del sindacalista con un'iniziativa. Socialista, fondatore e segretario della Camera del lavoro locale, sfidò il potere della mafia e per questo fu ucciso con sei colpi di lupara
Susanna Camusso alla celebrazione in memoria del sindacalista ucciso: "Il suo messaggio è per noi incancellabile. Il percorso della memoria ci indica la strada della nostra militanza, la necessità di non abbassare la guardia"
Il sindacalista fu ucciso dalla mafia il 16 maggio del 1955. Oggi (16 maggio) un albero verrà piantato al Giardino della memoria di Ciaculli, per iniziativa di Unci e Anci e con la partecipazione dei familiari e di Susanna Camusso
Iniziativa di Cgil, Flai e Centro Pio La Torre per commemorare la figura di Salvatore Carnevale, sindacalista socialista ucciso dalla mafia sessant’anni fa
Cinquantacinque anni fa l’assassinio del sindacalista siciliano. Il ricordo della sua lotta contro le cosche, decisiva per l’affermazione della legalità. I suoi eredi sono i giovani delle cooperative sociali che lavorano nei beni confiscati alla mafia