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Giallo, il colore delle aperture tra incognite e rischi. Mentre il Parlamento ascolterà il presidente del Consiglio Mario Draghi illustrare contenuti e strategie del Pnrr in un'Italia assetata di lavoro e rilancio
Prima pagina
Apertura con allarme quella scelta da Il Sole 24 ore che recita: “Assegno unico a rischio: le scelte per il via da luglio” e in taglio centrale: “Intelligenza artificiale contro l’evasione”.
Per il Corriere della Sera: “Letta-Salvini, sale la tensione”, mentre per La Repubblica: “Lavoro, 750 mila nuovi posti” e nel sommario: “È l’effetto previsto dal Recovery nei prossimi quattro anni, ma consentirebbe solo di riportare l’occupazione ai livelli del 2019. In ogni bando quote riservate a giovani e donne. Oggi Draghi presenta il Piano alle Camere: ‘costruiamo l’Italia di domani”. In contro apertura il quotidiano romano recita: “Virus, gli anziani prigionieri del Paese che riapre”.
Per Il Messaggero: “Coprifuoco, stop del Viminale” e nel sommario la spiegazione: “Il viceministro degli Interni alla Gelmini: Vietato restare ai tavoli fino alle 22. Ma Palazzo Chigi: controlli soft. Tensione nel governo, Letta a Salvini: esca dalla maggioranza”.
“Fisco e giustizia, partiti in aguato” è il titolo scelto da La Stampa, mentre il Fatto Quotidiano recita: “È troppo presto: rischiamo tanti morti e quarta ondata”.
Le interviste
Il ministro del lavoro Andrea Orlando, a pag. 5 del Corriere della Sera, ragiona di Pnrr e della diffidenza europea nei confronti dell’Italia: “La figura e il prestigio di Draghi ci aiutano, ma non cancellano da soli i pregiudizi anti-italiani radicati negli anni e i limiti strutturali del Paese. È un mix, i pregiudizi vanno respinti e i problemi vanno affrontati. L’Europa investe in Italia 200 miliardi di debito comune, non mi sembra strano che voglia garanzie sull’altissima evasione fiscale, la fortissima evasione contributiva, la piaga del lavoro nero”. E poi sull’occupazione aggiunge: “ il Pd si è intestato e ha vinto una battaglia importantissima. È stata introdotta una clausola che privilegia, nella realizzazione del Piano, l’assunzione di donne e giovani. Un passo fondamentale sul fronte della parità di genere e una risposta concreta a dinamiche negative in atto nel mercato del lavoro. Nei primi mesi dell’anno il lavoro lo hanno perso quasi soltanto donne e giovani”.
“Per la prima volta ci sono davvero le basi per una riunificazione sociale ed economica del paese”. Lo afferma la ministra per il Sud Mara Carfagna, pag.13 de La Repubblica, che aggiunge: “L’intervento che metteremo in campo con il Pnrr è più potente di quello realizzato dalla Cassa per il Mezzogiorno. Dal 1951 al 1961 furono attivati l’equivalente di 150 miliardi in 10 anni, noi ne liberiamo 82 in cinque. Se verranno usati secondo i progetti e i tempi previsti per la prima volta si avvierà la convergenza tra il Sud e il Nord del Paese perché il Pil del meridione crescerà nei prossimi 5 anni del 24% contro una media nazionale del 16”.
Infine, dalle pagine de Il Messaggero, parla il ministro della Cultura Dario Franceschini: “25 milioni saranno investiti per nuovi teatri di posa potenziando anche la tecnologia” e su Cinecittà aggiunge: “Raddoppieremo Cinecittà e faremo dell’Italia la capofila del mercato audiovisivo continentale. Non è fuori luogo parlare di Hollywood europea”.
Diverso l’argomento affrontato dalla vice presidente della Regione Emilia Romagna Elly Schlein a pag. 7 de La Stampa che ragionando del 25 Aprile afferma: “È una data che dovrebbe farci riflettere. Come facciamo a festeggiare la nostra Liberazione mentre loro annegano scappando dall’oppressione? La strage costante nel Mediterraneo, così come la vergogna della rotta balcanica, sono il frutto di politiche di accoglienza ipocrite. Adesso è peggio di qualche anno fa, perché dismessa la pur insufficiente missione Sofia, in mare non è rimasto più nessuno. Veniamo da anni di guerra becera alle Ong che salvano i naufraghi al posto della Ue svolgendo un lavoro simile a Mare Nostrum, sostituita su pressione dei governi europei con Triton, una missione a budget dimezzato senza mezzi e con un mandato operativo ridotto da 172 a 40 miglia entro la costa italiana”.
Editoriali e commenti
“Non c’era una sola parola sbagliata nel discorso che Mario Draghi ha fatto ieri per la Festa della Liberazione dal nazifascismo. Poche frasi, ma talmente esatte che dovrebbero diventare il canone di riferimento per i discorsi di tutti i 25 Aprile che verranno, invariate in bocca a qualunque presidente del Consiglio esca dalla tombola delle urne e dei rimpasti”. Lo afferma Michela Murgia a pag. 19 de La Stampa. E individua 5 parole “magiche che in molti hanno cercato di far sparire in questi anni”. Fascismo e nazismo, poi memoria, infine odio e indifferenza. La conclusione del pezzo della Murgia è altrettanto significativa. Chiosa la scrittrice: “Accogliamo dunque le forti parole di Draghi, ma sapendo che più forti ancora apparirebbero se i gesti di governo fossero conseguenti, per esempio cessando gli scandalosi accordi con la Libia e offrendo la cittadinanza a Patrick Zaki. La profezia nei discorsi può ispirare molto, ma non se smentita dal cinismo della realpolitik”.
Sulle parole pronunciate ieri dal presidente del Consiglio torna anche Michele Ainis su La Repubblica: “Non, non siamo tutti uguali. Non lo eravamo neanche allora, nella primavera del 1945. Non tutti fummo brava gente, ha ricordato ieri Mario Draghi. Molti italiani si schierarono in difesa del Regime, delle sue ultime trincee. Altri in difesa della Libertà, anche a prezzo della vita. La ricorrenza del 25 Aprile non è perciò solo un tributo alla memoria di chi incarnò la Resistenza. È anche un appello silenzioso alle nostre responsabilità, al dovere di schierarci oggi come ieri”.
Su Collettiva.it il messaggio di Maurizio Landini, segretario generale della Cgil per il 25 Aprile L’Antifascismo oggi è non essere indifferenti
Antonio Polito, a pag. 9 del Corriere della Sera, ragione su aperture e copri fuoco, “I ristoratori loro malgrado sono finiti in una specie di lotta di classe figurata, figlia di un antico conflitto tra lavoratori dipendenti e autonomi ma oggi caricata di valori simbolici un po’ strumentali e anacronistici”, nel ragionale dell’editorialista è come se passasse in secondo piano un tema che, invece a nostro parere, dovrebbe essere ritenuto centrale: il coronavirus. Non si sta discutendo se è più cultura andare a teatro o a mangiare al ristorante. Si sta discutendo, o almeno di questo di dovrebbe discutere, cosa sia più rischioso dal punto di vista pandemico cercando di metter in equilibrio i rischi della diffusione del virus con la necessità di far ripartire l’economia del Paese. Polito conclude il suo pezzo scrivendo: “mentre decidiamo orari e regole di pizzerie e trattorie, teniamolo presente. La sicurezza per la nostra salute e la lotta alla pandemia sono senza dubbio prevalenti su tutto in questo momento; ma sappiamo anche che il nostro obiettivo finale sarà raggiunto solo quando tornerà quel furore di vivere di cui parla il Censis, e che ci spinge a uscire di casa la sera”.
Sempre sul quotidiano di via Solferino, Federico Fubini firma un’analisi sulle regioni degli interrogativi dell’Europa nei confronti delle 500 schede del Pnnr italiano: “La Commissione vuole scadenze e obiettivi misurabili…vuole riforme senza ombre. Vuole obiettivi cifrati sull’emersione del lavoro sommerso, inclusi dati, sanzioni previste, certezze sulla lotta al caporalato. Vuole anche più certezze operative sul merito e i tempi delle norme per la concorrenza. Né accetterà un ritorno mascherato alla pensione a 62 anni. E ha dubbi su un meccanismo come quello di Industria 4.0 del Recovery perché troppo generico o un ecobonus che include le terze o le quarte ville dei ricchissimi. Quello che uscirà da questo confronto con Bruxelles sarà dunque un programma di governo. Fino al 2026”.
Economia lavoro e sindacato
I contenuti del Pnrr che oggi verrà presentato alle camere, la riforma delle pensioni, contagi e riaperture dominano le pagine dei quotidiani.
Enrico Marro sul Corriere della Sera titola: “Landini: Pensione a 62 anni. Fornero: Chi paga?”. Nell’articolo si specifica. “Nel Pnrr non si parla più di quota 100….e ieri il leader della Cgil Maurizio Landini, ha rilanciato le proposte della Piattaforma Cgil Cisl e Ui, in particolare l’introduzione di una età di uscita flessibile a 62 anni. ‘Abbiamo chiesto a Draghi e al ministro del Lavoro Orlando di attivare un tavolo”.
Secondo Valentina Conte (pa.3 de La Repubblica) “Il Recovery porta in dote 750 mila occupati in più. Circa la metà del milione e 350 mila che aggiungeranno da qui al 2024, l’orizzonte di calcolo del Def. Basterà giusto a colmare il divario con il picco di occupati segnati dall’Italia nel giugno del 2019. Ci vorranno cioè quattro anni e una spinta eccezionale da 191 miliardi per tornare alla casella di partenza”. Il commento di Tiziano Treu riportato da Valentina Conte è sintetico ma esplicito. “Sull’occupazione di giovani e donne persistono criticità. Questa parte del Pnrr va rafforzata”.
Enrico Marro sul Corriere della Sera, Roberto Mania su La Repubblica, Ilario Lombardo su La Stampa, fra gli altri, anticipano il senso di quanto probabilmente Mario Draghi illustrerà alle camere presentando il Pnrr: “costruiamo l’Italia di domani”.
L’Italia quasi tutta in zona gialle, si riaprono bar e ristoranti, cinema e teatri ma da più parti, scienziati ed epidemiologi affermano che con i dati attuali del contagio queste riaperture possono essere un azzardo. Il Fatto Quotidiano da conto di uno studio della Fondazione Bruno Kessler consegnato al Cts non proprio tranquillizzante. Secondo Stefano Merler, si occupa di modelli matematici per la fondazione Kessler: “Riaperture precoci, entro aprile, posso portare ad un costante ma alto numero di porti giornaliere. Questo sarebbe invece estremamente ridotto con riaperture a valle di un marcato calo dell’incidenza”.
E poi c’è la variante indiana che fa paura. Ne scrivono, tra gli altri, il Corriere della Sera, La Repubblica e la Stampa. Mentre su Il Sole 24 ore ampio spazio su come le aziende si stanno organizzando per le vaccinazioni dei lavoratori, ne scrivono sia Aldo Bottini che Valeria Uva e Serena Uccello.
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