Chi era Giulio? Un ricercatore, un lavoratore, un giovane uomo che era stato mandato al Cairo dall’università di Cambridge per svolgere il suo lavoro. Lo ricordano a una platea di circa mille delegati della Cgil i genitori di Giulio, Paola Deffendi e Claudio Regeni, in apertura dell’ultima giornata del congresso nazionale della confederazione, in corso a Rimini.
“E non era altro – precisa la mamma, che ringrazia perché, precisa - la sua famiglia ha bisogno di ascolto, di chiarire i fatti che sono stati accertati. Era stato mandato al Cairo per fare la sua ricerca in campo storico, economico e sociale, con un focus sui lavoratori e sui sindacati in Egitto. Ma nell’associazione dove è stato inviato ha trovato persone che non accettavano la presenza di altre persone”.
Il suo corpo, torturato, offeso, devastato dalla violenza è stato trovato alla periferia della capitale egiziana il 16 febbraio 2016, ma la sua famiglia lo cercava da giorni. Dal 2016 cerca anche la verità e la giustizia per un rapimento e un’uccisione di cui tuttora nonostante le indagini il governo egiziano non ha rivelato nulla.
“Ci vorrebbe una giornata intera per raccontare questi sette anni in cui inseguiamo e pretendiamo una verità processuale per il sequestro e le torture di Giulio – spiega l’avvocatessa Alessandra Ballerini -. In questi sette anni è stato sancito negli atti processuali quello che dicono i genitori: Giulio era solo un ricercatore, non era uno sprovveduto, non era una spia, non aveva strane amicizie, è un morto sul lavoro. Gli atti processuali tolgono il fango che è stato gettato su Giulio, lo stesso fango che spesso viene buttato sulle vittime, dicendo che se la sono andata a cercare.
L’avvocatessa della famiglia fa i nomi delle quattro persone che hanno seguito, sequestrato, torturato, fatto tutto il male del mondo a Giulio e infine lo hanno ucciso. "Sono alti funzionari della national security del dittatore Al-Sisi. Quattro funzionari vigliacchi che si sottraggono al processo, per cui è impossibile formalizzare la notifica. “I sette governi che si sono succeduti ci hanno promesso che il governo egiziano avrebbe collaborato – dice Ballerini -, ma questo non è mai accaduto. E anche quando a ministri e premier italiani di ritorno dall’Egitto è stato chiesto di riferire le rassicurazioni ricevute dal Cairo, questi si sono sempre rifiutati di farlo, in nome del segreto di Stato. Giulio era un giovane italiano, un europeo, ma noi sappiamo che la stessa sorte tocca a 3-4 persone ogni giorno”.
“Come rappresentanti dei lavoratori italiani comprenderete quale fosse il contributo che Giulio voleva dare allo studio del lavoro e allo sviluppo della società – dice il padre, Claudio -, con passione e senza compromessi. Nostro figlio ha fatto un percorso di studi all’estero, si è impegnato tanto, ed era consapevole della fortuna che aveva, anche per questo cercava il benessere per gli altri. Un pensiero va a tutti i nostri ricercatori che se ne vanno: non lasciamoli andare via e se vanno all’estero, aiutiamoli a tornare. Vi ringraziamo per il sostegno che gli iscritti Cgil ci hanno dato finora e vi chiediamo di starci ancora vicini nella nostra ricerca di verità e giustizia”.