Pegah Moshir Pour, scrittrice e attivista per i diritti umani iraniana, intervistata durante la seconda giornata del Congresso della Cgil a Rimini, racconta la sua storia, la sua infanzia in Iran dove già sui bambini il regime opera manipolazioni e da qui la decisione dei suoi genitori di lasciare il Paese.
La religione un falso pretesto
Parlando dell’imposizione del velo alle donne già dalla più tenera età ha voluto più volte sottolineare come questo obbligo nulla abbia a che vedere con i dettami religiosi islamici, narrando di come la madre sia scampata a un tentativo di arresto dovuto allo smalto sulle sue unghie e al trucco sul suo volto, per poi arrivare alle attuali proteste delle giovani iraniane, costate invece il carcere.
“Il ballo e il canto ora sono un’arma usata dai giovani per protestare – dice Pegah Moshir Pour - e ricordo che per le donne c’è il divieto di cantare e ballare. Per portare avanti la protesta ci vuole coraggio”. Quindi spiega che il tentativo di rivoluzione in Iran è trasversale, perché condotto da pensionati che non hanno denaro per superare i primi dieci giorni del mese così come dai giovani, tutte le generazioni insieme.
L'Occidente delegittimi il regime
Lo sguardo della giovane attivista si allarga poi alla posizione iraniana nel contesto internazionale, stigmatizzando una complicità implicita dell’Occidente: “Le sanzioni colpiscono il popolo da 44 anni e hanno reso il Paese povero agganciandolo sempre più a Cina e Russia: questo è un pericolo per il mondo intero. Se il regime poi sussiste, aiuta i Paesi attorno, come la Siria e l’Iraq e tutto ciò porta gli Stati occidentali a non agire come dovrebbero”.
Moshir Pour comprende che, ad esempio, l’accordo sul nucleare può preoccupare, ma la preoccupazione non basta per accettare di sedersi a un tavolo con gli esponenti del regime, anche perché questo legittima violenze e repressioni. “Chiediamo che nessuna impresa occidentale faccia accordi con l’Iran”, afferma, poi ricordando la delegazione di imprenditori iraniani arrivata a Roma alcuni giorni fa e che "spesso sono gli stessi imprenditori a essere legati ai Pasdaran, i paramilitari guardiani della rivoluzione islamica: ci auguriamo che il Consiglio europeo approvi la risoluzione per il loro ingresso nella lista dei terroristi”.
La rivoluzione vincerà
L’intervista si chiude con parole di speranza: “Tra qualche anno la rivoluzione in corso darà i suoi frutti e me lo auguro anche perché allora potremo invitarvi tutti nel nostro Paese per mostrarvi le sue bellezze e la sua storia che ha tanto da raccontare”.