“La manovra del Governo rischia di aggravare la condizione economica e sociale della Sicilia”, lo afferma Alfio Mannino, segretario generale regionale della Cgil spiegando le ragioni dello sciopero generale che il prossimo 29 novembre bloccherà la Sicilia.

Che impatto avrà la legge di bilancio – ad esempio – su una sanità già fragile? Ogni anno 800 mila siciliani rinunciano alle cure perché non possono permettersele.

I numeri sono impietosi, i salari sono assai più bassi che nel resto del Paese: nel settore privato il salario medio lordo è di 16.507 euro l’anno, più di 6 mila euro in meno della media nazionale. Il 30% degli 865.968 lavoratori ha salari sotto i 10 mila euro. Solo 206.696 siciliani hanno un contratto a tempo indeterminato. Più basse ancora le retribuzioni delle donne – spesso soggette a part time involontario e a lavoro discontinuo – e dei giovani.

Ovviamente basse pensioni, l’importo medio è pari a 1.039 euro mensili. Il 63% degli assegni è al di sotto dei mille euro mensili e il 65% di questi è percepito da donne. Visti i numeri è facile comprende come ben il 36,6% dei siciliani e delle siciliane è a rischio povertà.

A fronte di salari bassi c’è chi proprio non lo percepisce. Il tasso di disoccupazione in Sicilia nel 2023, è pari al 16,1%, quello femminile è del 18,3%, quasi 4 punti percentuali in più rispetto al dato maschile e doppio rispetto a quello nazionale. La disoccupazione giovanile al 31,2% (media italiana 16,6%).

Infine, le ragioni dello sciopero generale in Sicilia sono racchiuse in un numero: 5 miliardi, sono quelle che in due anni il governo Meloni ha tagliato alla Sicilia. L’appuntamento, allora, è per le 9.30 a piazza Croci a Palermo e il corteo sfilerà per le strade della città fino a Piazza Verdi per gli interventi conclusivi della manifestazione.