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È partita ufficialmente il 18 febbraio in Calabria con l’Assemblea delle Assemblee Generali tenutasi a Lamezia Terme la campagna referendaria della Cgil Calabria per il lavoro e la cittadinanza. Ad aprire i lavori il segretario generale Gianfranco Trotta, seguito da diversi interventi fino alla conclusione della segretaria confederale Cgil nazionale Maria Grazia Gabrielli.
“La campagna referendaria per i cinque Sì – ha affermato Trotta – sia la giusta occasione per riappropriarsi del protagonismo sociale e politico dei cittadini nel decidere, con il proprio voto, il miglioramento delle condizioni delle persone rispetto a lavoro, sicurezza, dignità, cittadinanza e democrazia. Il voto referendario è un rimedio alla precarietà, alle morti sul lavoro, ai licenziamenti ingiusti, alla tutela nelle piccole imprese e al riconoscimento del diritto alla cittadinanza a persone che dovrebbero essere già italiane. I referendum rappresentano, insieme alla contrattazione, alla vertenzialità e alla mobilitazione, strumenti democratici che attraverso l’impegno collettivo rimettono al centro dell’attenzione diritti delle persone sanciti dalla Costituzione e messi in discussione da interventi legislativi che nel tempo ne hanno inficiato l'esigibilità”.
“Ecco perché – ha detto Trotta – siamo pronti a scendere in campo. Saremo nelle strade, nei luoghi di lavoro, tra la gente per spiegare l’intento dei quesiti, raccontare come sia possibile con la loro partecipazione e il loro sì, migliorare il futuro del Paese partendo dal lavoro e coinvolgendo di conseguenza anche le pensioni future”. Il segretario ha poi invitato i partiti a dire apertamente da che parte stanno e rilanciato l’impegno della Cgil per un percorso che porti all’abrogazione dell’autonomia differenziata.
Maria Grazia Gabrielli, Cgil nazionale: “Con il voto vogliamo invertire la rotta”
“Vogliamo un modello del lavoro diverso da quello attuale, vogliamo mettere un freno a una progressiva liberalizzazione del lavoro che continua a renderlo sempre più flessibile e precario nel nome di una maggiore produttività. Ma così non è stato – ha affermato la segretaria nazionale Gabrielli –. La produttività non è aumentata e abbiamo avuto un impoverimento dei salari e un aumento dei part time involontari, dei contratti a termine e intermittenti rendendo i lavoratori sempre più ricattabili. È questa rotta che vogliamo invertire, questo cambiamento che vogliamo inseguire”.