Con l’assemblea delle assemblee che si è svolta il 24 febbraio nella sala conferenze della Camera di Commercio di Ragusa gremita di iscritti al sindacato, di lavoratori, di rappresentanti delle varie categorie e di cittadini è partita ufficialmente la campagna referendaria sul territorio, una battaglia che il segretario provinciale Giuseppe Roccuzzo ha definito “un’occasione storica di riscatto per i lavoratori e per la democrazia”. Presente all’incontro il segretario regionale Alfio Mannino, il comitato referendario provinciale e i partiti, i movimenti e le associazioni che ne fanno parte.

“La partecipazione democratica è stata erosa nel tempo – ha affermato Roccuzzo nel suo saluto – e con questa campagna referendaria vogliamo restituire ai cittadini il potere di incidere direttamente su scelte legislative fondamentali per il futuro del lavoro e della società”. Nel suo intervento, il segretario provinciale ha allargato il discorso al quadro politico nazionale e internazionale. Ha denunciato l’ascesa di movimenti di estrema destra in Europa, la deriva autoritaria di alcuni governi e il rischio di un ulteriore arretramento nel campo dei diritti democratici. In Italia, ha evidenziato come il Governo persegua politiche economiche e sociali che penalizzano il Sud, con il taglio al Reddito di Cittadinanza, la riduzione delle risorse per le ZES e la mancanza di investimenti nel lavoro e nell’industria.

Roccuzzo, Cgil Ragusa: “Votare per dimostrare che la Sicilia e il Sud non si rassegnano”

A livello provinciale , per Roccuzzo, la crisi della chimica di base e lo stop dell’impianto Versalis di Ragusa sono esempi tangibili di come le scelte governative stiano danneggiando il tessuto produttivo siciliano. Roccuzzo ha chiamato alla mobilitazione: “Il referendum è un’opportunità per dimostrare che la Sicilia e il Sud non si rassegnano. Non è un’elezione politica, non si vota per un partito o un candidato: il candidato siamo tutti noi, perché il voto al referendum è la forma più alta di democrazia diretta. Non possiamo accettare che quattro milioni di lavoratori in Italia rimangano schiavi del precariato, senza certezze sul futuro, impossibilitati a costruirsi una famiglia e a progettare la propria vita”.

La partecipazione è il cuore di questa sfida – conclude Roccuzzo – e il voto sarà la nostra rivolta democratica per un Paese più giusto, più libero e più solidale”.

Mannino, Cgil Sicilia: “È un voto che può cambiare la vita delle persone”

La precarietà lavorativa in Sicilia è un'emergenza sociale ed economica che necessita di risposte immediate. A sottolinearlo con forza è il segretario regionale della Cgil, Alfio Mannino, che denuncia una situazione divenuta ormai strutturale e che riflette la fragilità del sistema economico-produttivo siciliano. La flessibilità promessa con le riforme del mercato del lavoro, non ha prodotto nuova occupazione stabile, ma ha indebolito i lavoratori e ridotto il loro potere d'acquisto. A dimostrarlo è il gap salariale: la media retributiva in Sicilia è di 17.000 euro annui, ben 5.000 euro in meno rispetto alla media nazionale. Ma la battaglia della Cgil non si ferma alla denuncia.

Per Mannino, il referendum promosso dal sindacato rappresenta un'opportunità cruciale per rimettere il lavoro al centro dell’agenda politica nazionale. “È un voto che può cambiare la vita delle persone – afferma – perché per la prima volta i cittadini potranno decidere direttamente sul futuro delle norme che regolano il mercato del lavoro”.

Alla denuncia della Cgil si aggiunge una critica dura nei confronti del governo regionale, accusato di inerzia e di accondiscendenza rispetto alle scelte dell’esecutivo nazionale. “Di fronte a un evidente ridimensionamento delle risorse per la Sicilia, il governo regionale non solo resta in silenzio, ma addirittura applaude”, incalza Mannino. La mobilitazione per il referendum, dunque, non è solo una battaglia per il lavoro, ma una sfida per ridare voce ai territori e ai lavoratori. “Dobbiamo parlare a chi non ha più fiducia, a chi si è sentito abbandonato. Dobbiamo andare nelle fabbriche, nei mercati, nei bar, nelle piazze. È una battaglia di democrazia, che riguarda il presente e il futuro della Sicilia e dell’intero paese”, conclude il segretario regionale della Cgil. 

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