Con l’assemblea delle assemblee della Cgil Palermo è partita ufficialmente oggi, 4 marzo, al San Paolo Palace, la campagna referendaria per il voto di primavera. I lavori sono stati aperti dalla relazione del segretario generale della Cgil di Palermo, Mario Ridulfo, che ha lanciato un forte appello alla mobilitazione per portare al voto a Palermo e nei suoi 82 comuni, 450 mila elettori, e raggiungere il quorum della provincia, in una delle realtà dove l’affluenza è tra le più basse d’Italia. Oltre ai delegati e alle delegate, che hanno denunciato condizioni di precarietà estrema e di insicurezza e frustrazioni sul lavoro, soprattutto nel campo dei servizi in appalto, si sono alternati al microfono i rappresentanti di numerose associazioni che fanno parte del comitato del sì costituito per la raccolta delle firme ai referendum, tra cui Anpi, Arci, Acli, Udu, Rete per la difesa e l’attuazione della Costituzione, Forum per la sanità pubblica Palermo, associazione 99% e tante altre. La mattinata si è aperta con la la relazione del segretario Cgil Palermo, Mario Ridulfo, e si è conclusa con la relazione del segretario generale Cgil Sicilia, Alfio Mannino.

Mario Ridulfo, Cgil Palermo: “Sta cambiando il modello di democrazia cui siamo tutti abituati”

“Il contesto storico in cui svolgiamo questa nostra assemblea delle assemblee generali – ha detto il segretario Ridulfo – è quello di un progressivo cambiamento del modello di democrazia a cui siamo stati tutti abituati. Siamo in presenza di una progressiva involuzione dei rapporti di forza tra il capitale e il lavoro che ha portato il capitale a fare a meno del lavoro. Una involuzione che relega le persone ai margini della società, perché il sistema li considera superflui o addirittura degli ostacoli”.

"Non abbandonarsi all’apatia”

“Noi non ci abbandoniamo alla apatia e alla rassegnazione – ha dichiarato Mario Ridulfo – e la mobilitazione, iniziata da tempo, continua in tanti modi diversi. Da un anno a questa parte siamo impegnati, assieme a tanti altri, per i referendum, un percorso iniziato con la raccolta delle firme lo scorso 25 aprile. Una mobilitazione che si inserisce in un più vasto e fondamentale impegno a difesa e per l’attuazione della Costituzione. Questo lavoro straordinario è stato accompagnato dalla costruzione di ‘reti’, sia a livello nazionale, che regionale e locale. A Palermo abbiamo sperimentato un nuovo modo di essere sindacato che forse è antico ma che avevamo sottovalutato negli anni. Adesso la sfida prima ancora di vincere è quella di fondare criteri capaci di coinvolgere, per non recedere, per non smettere di pensare al futuro. I referendum non solo possono ripristinare una parte dei diritti perduti, ma possono ripristinare in questo paese anche una cultura del lavoro che rimetta al centro le persone e non il capitale e la finanza”.

“Abbiamo il dovere di essere ottimisti”

“Noi abbiamo il dovere di essere ottimisti – ha continuato il segretario della Camera del Lavoro di Palermo –perché abbiamo le ragioni della battaglia referendaria che ci permettono di parlare con tutte e tutti, e non solo tra di noi. Dobbiamo parlare con gli altri, ascoltare i loro problemi, parlare dei loro diritti, della loro qualità del lavoro e della vita. Perché sono le persone, che decideranno in ultimo se andare a votare che possono decidere per sé stessi e per gli altri, del futuro di questo paese. Scegliere cioè se continuare a vivere in una prospettiva di precarietà e di sfruttamento o se essere liberi da ciò. Scegliere di vivere in un Paese che riconosce agli altri gli stessi diritti, a cominciare dal diritto alla cittadinanza per i tanti nuovi italiani che in questo Paese vivono e lavorano fianco a fianco a noi, e non in un Paese che lascia questo tema alla gestione dell’ordine pubblico, criminalizzando i lavoratori migranti, i quali sono gli stessi che lavorano nelle nostre campagne e nelle nostre fabbriche o che spesso accudiscono i nostri anziani”.

“Lo ripetiamo sempre: i diritti non sono per sempre, vanno difesi e conquistati giorno per giorno, e i diritti o sono per tutti o non sono per nessuno. Necessario – ha concluso Ridulfo – lanciare, dopo questa giornata, un’iniziativa aperta, coinvolgendo tutte le associazioni con cui abbiamo costituito il comitato dei cinque sì e il resto della città. Conquistare un voto alla volta, partendo dal basso, parlando alle persone con umiltà”.

Alfio Mannino, Cgil Sicilia: “I referendum sono un’occasione di riscatto per il mondo del lavoro” 

“Oggi abbiamo ascoltato tanti giovani e tante donne che vivono sulla propria pelle la condizione di lavoro precario – ha detto il segretario generale Cgil Sicilia Alfio Mannino, concludendo l’assemblea generale delle assemblee della Cgil Palermo –. Sono le prime vittime di una società frantumata. Il senso della nostra proposta, della battaglia per i referendum, è quella di ricucire questo Paese dal punto di vista delle differenze di genere, del lavoro giovanile, della sicurezza, per rendere la gente libera dallo sfruttamento, libera da una condizione di precariato, libera di avere un lavoro dignitoso e sicuro”.

“Dentro questa battaglia – ha aggiunto Mannino – c’è l’idea di un Paese che deve rimettere al centro il lavoro, che vuole contrastare le disuguaglianze e ridare un’idea alta al lavoro, che prima era sinonimo di libertà e che oggi è condizione di sofferenza personale e familiare. La sfida che mettiamo in campo prova a ricucire sapendo che non sarà una sfida facile. Abbiamo necessità di recuperare all’impegno i soggetti e quei ceti per primi sfregiati da questa situazione, gli emarginati che vivono condizione di rassegnazione. Questa battaglia non sarà facile. Abbiamo bisogno di costruire un percorso per stare innanzitutto nei luoghi della sofferenza, per parlare con gli ultimi, con chi ritiene che gli strumenti democratici a disposizione non siamo utili a cambiare la condizione di vita. Sapendo che questa sfida parla innanzitutto alla Sicilia e al Mezzogiorno, dove abbiamo maggiore condizione di sfruttamento e precarietà e dove il lavoro che c’è è spesso umiliato. È una grande battaglia di democrazia quella che ci aspetta”.

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