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Una concessione della protezione temporanea legata esclusivamente alla nazionalità. È questo l’aspetto più problematico, ma non l'unico, del decreto della presidenza del Consiglio dei ministri e dell’ordinanza della Protezione Civile sulla emergenza Ucraina. Il Dpcm è stato varato a seguito della decisione di esecuzione Ue 2022/382 del Consiglio del 4 marzo 2022 sulla attivazione della direttiva 55 del 2001.
Per il segretario confederale della Cgil, Giuseppe Massafra, che si trova in questo momento con il convoglio di aiuti della Confederazione al confine tra Slovacchia e Ucraina, in questo modo si “esclude il riconoscimento del diritto per esempio, a studenti o lavoratori extra Ue che erano in Ucraina già prima del 24 febbraio”.
Per il sindacalista, questa posizione in Europa “è stata sostenuta dai paesi dì Visegrad, da sempre impegnati a limitare i diritti dì protezione per i cittadini extra Ue”, mentre il contesto attuale “impone soluzioni che riconoscano il diritto alla protezione dì tutte le persone ed è inaccettabile che anche in questa situazione si continuino a fare distinzioni”.
Nel dettaglio del testo la misura di protezione temporanea riguarda, dunque, solo i cittadini ucraini residenti in Ucraina prima del 24 febbraio 2022 e gli apolidi e cittadini di paesi terzi residenti in Ucraina prima del 24 febbraio che o beneficiavano di protezione internazionale o erano titolari di un permesso di soggiorno permanente valido rilasciato in conformità dal diritto Ucraino.
La Cgil, insieme alle numerosi associazione del Tavolo Asilo e Immigrazione, aveva proposto che le misure di protezione previste dal Dpcm riconoscesse la protezione temporanea, anche alle persone che a causa dell'acuirsi delle tensioni sono fuggite dall'Ucraina nelle settimane precedenti il 24 febbraio 2022, o che comunque in tale data già si trovavano nel territorio dell’Unione (per vacanza, lavoro, studio o altri motivi) e che, a causa del conflitto armato, non possono ritornare in Ucraina.
Misure che dovrebbero essere garantite anche ai cittadini di paesi terzi e la loro famiglia che soggiornavano in Ucraina per motivi di lavoro, studio, anche con un permesso di soggiorno non permanente, o in assenza di titolo di soggiorno, che non possono ritornare in condizioni sicure e stabili nel proprio paese o regione di origine.