PHOTO
Produrre opere strategiche per il paese nel quadro di lavoro che si svolga tra regole certe e legalità. Di questo di è discusso all'iniziativa “Metro(e)Polis”, con la quale la la Fillea Cgil ha declinato le Giornate del lavoro 2021, puntando sui temi della mobilità e delle potenzialità delle gradi opere come volano del sistema economico. Non è un caso, quindi, se l'evento del 23 giugno si sia tenuto all'interno di un grande cantiere, quello del Celio della Metro C di Roma, a due passi dal Colosseo.
L'esemplarità di questo e degli altri cantieri romani è stata infatti sottolineata da Benedetto Truppa, segretario generale Fillea Roma e Lazio. Quella della Metro C, in effetti, con le sue 47 varianti, le lunghe interruzioni nei lavori, le incertezze, il futuro di 600 operai appeso a un filo, è una storia tristemente peculiare delle difficoltà delle grandi opere italiane. “Serve una politica industriale coerente - ha sottolineato Truppa -, le risorse devono essere indirizzate in investimenti strategici. Serve un'opera di qualità per produrre lavoro di qualità. Per far questo, però, c'è bisogno di una governance unica a livello territoriale e nazionale, proprio quello che non accade in questa città e nel Lazio. Ora con i finanziamenti del Pnrr si può rilanciare il settore, ma bisogna spendere bene questi soldi. E la nomina dei commissari straordinari non deve essere più una foglia di fico per una nuova deregolamentazione”.
Le opere strategiche, però, si inseriscono in una visione di città e di territorio, che a Roma e nel Lazio non c'è mai stata. Per Michele Azzola, segretario generale Cgil Roma e Lazio, “la pandemia ha mostrato tutti gli errori di un sistema Paese che non funzionava anche prima dell'emergenza. Ora che stiamo per uscirne, ricominciare come prima sarebbe un clamoroso errore strategico. Le opere infrastrutturali devono quindi essere immaginate in termini di sostenibilità ambientale. L'assenza di continuità amministrativa, e la mancata comunicazione tra le istituzioni in questo territorio non permettono invece di progettare a lungo termine. Così rischiamo di spendere male i fondi che sono in arrivo”.
Qualche buona notizia, in ogni caso, è arrivata da Maurizio Gentile, commissario straordinario della Metro C, alla sua prima uscita pubblica. “Sono arrivato da poco, e ho trovato un gruppo di persone motivato alla realizzazione dell'opera”, ha detto. “Ma dal punto di vista formale – ha confermato - è tutto fermo a 10 anni fa. In un decennio non ci sono stati progetti approvati. Quello che c'era 10 anni fa consente però di ripartire oggi. Ho appena fatto partire la convocazione della conferenza dei servizi per la chiusura della fermata di Piazza Venezia. Con i poteri commissariali di cui dispongo dal 7 di luglio posso far approvare i progetti per consegnare al Consorzio Metro c la progettazione esecutiva e l'avvio dei cantieri. Lo stesso discorso vale per la tratta T1 e T2, il nostro orizzonte è il dicembre 2022”.
Una notizia accolta ovviamente con fervore anche da Claudio Lautizi, direttore di WeBuilt: “Non c'è male peggiore per una città iniziare un'opera, canteriarla e non portarla a termine. Noi siamo entrati nel progetto da poco, e abbiamo preso atto della mancanza di decisioni che è durata davvero troppi anni. Io penso che però ora dobbiamo guardare avanti. E da quanto sento, c'è la volontà di farlo. Oggi si stanno prendendo delle decisioni, e penso che sia entusiasmante. Dobbiamo iniziare da oggi a progettare il futuro”.
Nelle conclusioni, il segretario generale della Fillea Alessandro Genovesi, ha sottolineato che il Commissario Gentile, annunciando al ripersa dei lavori per le tratte della Metro C romana, ha accolto una delle richieste del sindacato. “Noi edili - ha poi spiegato - quando rivendichiamo le grandi e le piccole opere non lo facciamo solo per il lavoro degli operai nei cantieri, ma per il valore aggiunto che un'infrastruttura moderna concede al sistema paese. In questo caso, parliamo di Roma, che essendo una capitale ha un valore nazionale”. Ma Genovesi sta parlando soprattutto di “un tema strategico per l'intero Paese, non solo per il lavoro”. In passato migliaia di grandi opere sono state interrotte e i cantieri sono stati fermi “perché sono fallite le aziende. Tutte vittime di un sistema di appalti pubblici dove tra logica di massimo ribasso e spezzettamento del ciclo produttivo non specializzato, abbiamo dato grandi appalti sotto i costi fissi”.
“Noi quindi non stiamo difendendo solo il lavoro, ma vogliamo togliere dal tavolo la filosofia che ha fatto fallire molte aziende che erano veri e propri gioielli”. La battaglia sul codice degli appalti viene portiamo avanti anche in quest'ottica: “Noi per molti anni non avremo una fase di finanza pubblica come quella che ci offre oggi il Pnrr – ha concluso -. Questi fondi devono esser utilizzati per cambiare il mercato e strutturarli industrialmente. Quel denaro non può atterrare sul Paese così com'è, dobbiamo cambiarlo in meglio. Altrimenti facciamo cadere risorse aggiuntive su un sistema che non funzionava e non funziona ancora”. La Metro C potrebbe insomma rappresentare una vetrina per un buon modello di sviluppo delle grandi opere “ma serve fare sistema”.