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Una sfida. Quella del futuro, ma anche quella del recente passato. Con questa parola i principali interpreti dell’attività dei Caaf della Cgil, gli amministratori delegati e i presidenti sul territorio, hanno sintetizzato la situazione. Usciti con soddisfazione dalla fase più acuta dell’emergenza sanitaria, alla quale hanno saputo rispondere con estrema rapidità ed efficacia, prendendo le decisioni al momento giusto e portando a casa l’obiettivo, quello di non lasciare indietro nessuno, adesso a ragione alzano la voce sui tagli finanziari pesanti subiti in questi anni e sul rapporto con Inps e Agenzia delle Entrate che non è sempre fluido come dovrebbe, né dotato di quei canali di comunicazione chiari e strutturati che, in una fase di moltiplicazione delle leggi e dei decreti, quale quella pandemica, avrebbe aiutato – e non poco – il compito di intermediazione dei Caaf.
Nati trent’anni fa da un’intuizione che ha fatto dei centri di assistenza fiscale una delle infrastrutture immateriali più utili nel rapporto tra cittadino e Stato, tra cittadino e fisco, si affacciano su questo nuovo decennio, partito con lo tsunami sanitario, con la consapevolezza di poter coniugare due concetti che sembrerebbero opposti: da un lato la prossimità tradizionale della loro azione, l’incontro con l’utente, la stretta di mano, la firma, lo scambio di documenti, dall’altro la nuova frontiera della digitalizzazione, introdotta dalla fretta dei tempi e poi imposta dall’ansia del contagio.
Come continuare a essere intermediari privilegiati ed efficaci restando a distanza? Come bucare lo schermo del computer e trasmettere la stessa fiducia? Come aiutare quella fetta ancora consistente di popolazione che soffre il digital divide, il divario digitale, e accompagnarli a distanza nella nuova era? Come sfruttare l’informatizzazione spinta che facilita sistemi di archiviazione e profilazione degli utenti al fine di diventare soggetti proattivi, che facciano dell’utente e non più della pratica, il fulcro del sistema? Che tradotto significa non aspettare che sia l’utente a chiedere, ma anticiparlo e, attraverso lo studio delle banche dati, sapere esattamente chi può essere interessato a quel servizio o a quel nuovo strumento e chiamarlo.
Eccolo il futuro, proprio dietro l’angolo, accelerato dal distanziamento imposto dal Covid. Per entrarci servono finanziamenti da tradurre in formazione e nuovi strumenti. La politica se ne ricordi e batta un colpo adesso che arrivano i soldi del Pnrr. Perché i Caaf sono sentinelle del welfare e la loro guardia è preziosa.