Sì al patto per l’Italia, meglio: sì al Patto per il lavoro e la crescita lanciato ieri dall’assemblea di Confindustria dal presidente del Consiglio Mario Draghi. Ma occorre intendersi su cosa sia, a cosa deve servire e quali contenuti deve affrontare. Questo il messaggio, unanime, che arriva dall’apertura delle Giornate del lavoro della Cgil, al via da questa mattina a Bologna. Certo, è sicuramente positivo che si sia definitivamente archiviata l’idea che la disintermediazione sia la cifra della modernità, ma la partecipazione è una cosa seria, prevede sedi, modalità e tempi certi. E il Patto non può che prevedere il protagonismo non solo delle parti socialim ma anche dei soggetti politici “responsabili”.
Il segretario generale Cgil Maurizio Landini ha ricordato, da un lato, la necessità che “le forze politiche progressiste recuperino la capacità di rappresentanza del mondo del lavoro”, dall’altro, la richiesta che da settimane Cgil, Cisl e Uil avanzano al governo per un confronto su questioni fondamentali come Pnrr, fisco, pensioni, salario. E una legge sulla rappresentanza. Al momento l’unico appuntamento fissato è quello di lunedì 27 settembre per parlare di sicurezza sul lavoro.
Il segretario del Partito Democratico Enrico Letta rivendica di aver lanciato a maggio l’idea di un Patto per il lavoro e la crescita, provando a tracciare una scaletta di temi da affrontare: i 220 miliardi del Pnrr, salario minimo, sicurezza sul lavoro, la riconciliazione dei diritti civili con i diritti sociali proprio attraverso il lavoro. In Emilia Romagna un tratto del percorso è già stato compiuto. A dicembre dello scorso anno, in piena pandemia, 55 organizzazioni, sindacati rappresentanze del mondo datoriale, soggetti politici, terzo settore – chiamati dalla Regione – si sono seduti intorno a un tavolo e hanno sottoscritto il “Patto per il lavoro e il clima”. Il Patto ruota attorno alcuni capisaldi: conoscenza e formazione, accompagnamento della transizione ecologica, riduzione dei divari sociali territoriali economici e di genere.
La vice presidente Regione Emilia Romagna Elly Schlein ha sottolineato che i primi risultato già si vedono: “In regione ci sono due milioni di lavoratori e lavoratrici attivi, 50 mila in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, 33 mila sono donne”. Lavoro al centro anche per il presidente del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte, che ha ricordato quali siano i punti centrali per il Movimento: “Salario minimo, sicurezza nei luoghi di lavoro, decontribuzioni al Sud e recupero delle crisi industriali attraverso la partecipazione dei lavoratori”.
Insomma, i capitoli del programma sono pronti, a cominciare dalla questione salariale, vera emergenza: la cornice è l’Europa. Quel che manca ancora è l’obiettivo cui tendere che, per Maurizio Landini, non può che essere “un nuovo progetto di Paese da costruire”, e prevedere partecipazione e confronto. E poi va definita la sede: al momento ancora non esiste, e se rapidamente non arriveranno luoghi, tempi e modalità di questo Patto, “la Cgil non starà ferma”.