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Fiere è la rubrica femminista di Collettiva: un progetto editoriale nato nel 2025 da un gruppo di donne under 35 della Cgil che, attraverso gli strumenti del giornalismo, si propone di aprire un nuovo spazio di informazione, discussione e lotta di genere nel panorama sindacale italiano.
Il nome ha un duplice significato: da un lato, richiama la fierezza e la dignità di chi rivendica i propri diritti; dall’altro, evoca l’immaginario delle fiere – animali selvaggi simbolo di forza, indipendenza e ribellione.
A chi si rivolge?
Fiere parla a chiunque voglia approfondire il rapporto tra femminismi e mondo del lavoro.
Da un lato, la rubrica intende dar voce alle istanze delle nuove generazioni di donne e soggettività oppresse, promuovendo all’interno della Cgil una consapevolezza più diffusa dei numerosi fattori di discriminazione che attraversano i processi di produzione e riproduzione sociale.
Dall’altro lato, Fiere ambisce a raccontare le storie di vita e di lotta delle lavoratrici e delle militanti del sindacato – dai luoghi di lavoro, alle piazze, fino ai tavoli negoziali – per rilanciare il confronto con chi, al suo esterno, combatte per una radicale trasformazione femminista della politica e della società: dai centri antiviolenza, ai movimenti sociali, e alle reti associative.
Che linguaggio usa?
Il linguaggio non è neutro, al contrario, contribuisce a dare forma al pensiero e, come tale, esercita una funzione performativa ad ampio spettro. Perciò, Fiere si discosta dalle ordinarie norme linguistiche del giornalismo e adotta un linguaggio esteso (in luogo di ‘inclusivo’) che prevede, tra l’altro:
Schwa: di regola, si ricorre alla “e” ruotata di 180° (ə) che negli ultimi anni si è diffusa – in via sperimentale e non definitiva – per superare la tensione tra la lingua italiana e il rifiuto del binarismo di genere.
Maschile e femminile intenzionali: in via eccezionale, si opta per un genere specifico al fine di enfatizzare la composizione maggioritaria di genere di un gruppo o contesto sociale, e dunque il ruolo che donne e uomini (cisgender o transgender) ricoprono nel quadro di una società sessista e patriarcale.
Firma collettiva: in linea con la prassi consolidata dei gruppi e dei movimenti femministi, e in accordo coi valori del sindacato, gli articoli della rubrica riportano la firma “Fiere” e non quella individuale delle sue redattrici.
Di cosa parla?
Fiere ha l’ambizione di inserirsi nel solco della quarta ondata del femminismo: il femminismo intersezionale contemporaneo.
Per intersezionalità si intende la sovrapposizione di discriminazioni diverse e multiple che gravano su alcuni gruppi e soggettività sociali.
Oltre al fattore di genere, la quarta ondata assume uno sguardo non gerarchico su classe sociale, razza, identità transgenere, orientamento sessuale e queerness, fede, disabilità, età, e specie – restando accogliente rispetto a ulteriori potenziali fattori di oppressione. Interpreta la lotta femminista come strumento per contrastare ogni forma di sfruttamento e per abolire il privilegio quale elemento costitutivo della società.
Sulla base dei paradigmi dell’autodeterminazione e della relazione, il femminismo intersezionale riconosce a tutte le soggettività il diritto di definirsi e rappresentarsi a partire dai propri corpi, desideri, bisogni e vulnerabilità – secondo le pratiche del consenso, della sorellanza e della cura collettiva.