A seconda di chi li guarda e come i primi trent’anni di Libera sono pochi o sono tanti. Tanti per la quantità di cose fatte e per la capacità di far crescere la cultura della legalità dal basso coinvolgendo tanti e tante. Pochi per le cose che ancora ci sono da fare.

A fondarla è stato don Luigi Ciotti e fin dalla nascita il percorso di Libera ha messo al centro sempre l’impegno individuale e collettivo, attivato dal basso ma con le istituzioni di riferimento. E allora il fare rete con altre associazioni, il riutilizzo dei beni confiscati a fini sociali, i campi di volontariato e formazione sui terreni confiscati, E!state Liberi che ogni anno coinvolge centinaia di ragazzi e ragazze che attraverso il lavoro nei campi confiscati e le attività formative contribuiscono – appunto – a costruire la cultura della legalità anche nel confronto fra generazioni grazie alla collaborazione con lo Spi Cgil.

Cgil Sicilia da Facebook

La raccolta di firma in calce alla legge di iniziativa popolare per il riutilizzo dei beni confiscati, legge che partiva dalle intuizioni prima di Pio La Torre e poi di Giovanni Falcone, ha visto una mobilitazione straordinaria che ha portato in Parlamento un milione di sottoscrizioni – ne sarebbero bastate 50mila – costringendo Camera e Senato ad approvarla ma soprattutto dando così il via alle cooperative che poi terreni e beni hanno fatto fruttificare dimostrando che con lo Stato e la Legalità su può produrre attraverso lavoro regolare e dignitoso. Già il lavoro, anche per Libera è una delle chiavi per costruire legalità, ma quello appunto pieno di dignità.

Ed allora l’impegno contro caporalato e sfruttamento è diventato anche impegno per i migranti realizzato attraverso numerose campagne di sensibilizzazione, come il flashmob delle “magliette rosse”. D’altra parte nel 1995 Libera è nata dal lavoro congiunto di numerose associazioni, creando una rete capace di affrontare le mafie non solo con la denuncia, ma anche – appunto –con la costruzione di alternative concrete.

E una delle alternative sono le cooperative nate per far rivivere i beni confiscati, la prima nacque agli inizi degli anni 2000, è la Cooperativa Libera Terra in Sicilia, ha dimostrato che era possibile anche un’economia del bene confiscato. In questo caso Libera ha accompagnato un processo, come fa ancora oggi, pur lasciando nella piena autonomia gestionale queste esperienze.

Le mafie, ormai dovremmo averlo imparato, non sono solo in fenomeno italiano e non conoscono confini. L’Associazione ha portato il suo modello di lotta alle mafie in Europa, America Latina e Africa. E poi, la partecipazione alla Conferenza Onu sulla criminalità organizzata, che non a caso si tenne a Palermo nel 2000, la creazione della rete Alas in America Latina, Chance in Europa e Place in Africa, fino alla recente conferenza in Vaticano con delegazioni internazionali, così Libera ha dimostrato che la lotta alle mafie è una sfida globale che richiede risposte condivise.

Le attività dal basso sono importantissime ma da sole non bastano, per questo la collaborazione con le istituzioni si è rivelata indispensabile per spingere il Parlamento ad approvare leggi importantissime, e senza le quali la lotta per la legalità sarebbe più difficile. La prima, la ricordavamo, è la legge 109/96 sull’uso sociale dei beni confiscati, e poi quella sul voto di scambio politico-mafioso del 2014, fino alle più recenti norme sugli ecoreati (2015) e sul caporalato (2016).

Tutto fatto? Assolutamente no! Servono, ad esempio, una legge sul “diritto alla verità”, così come a quella per sancire i percorsi di “libere di scegliere” e consentire l’allontanamento dai contesti criminali di donne e figli/e “di mafia”.

Infine, ma non da ultima, nel 2017 arriva l’istituzione ufficiale del 21 marzo come Giornata della Memoria e dell’Impegno, in cui vengono ricordate nominandole le vittime incolpevoli delle mafie, indispensabile ricordare per costruire una coscienza collettiva.

Il futuro è affidato a don Luigi Ciotti e da poche settimane anche a Francesca Rispoli che con il fondatore condivide la responsabile e la fatica felice della presidenza dell’Associazione per costruire i prossimi trenta e ancora trenta. Auguri e buon lavoro!