Dalle principesse inermi, salvate con il bacio del vero amore dal proprio principe azzurro, fino alle eroine dei tempi moderni che hanno imparato a salvarsi da sole, ad amarsi e sentirsi complete. È così che abbiamo visto cambiare, negli ultimi decenni, la letteratura e i prodotti cinematografici rivolti all’infanzia. Con buona pace di genitori attenti a proporre alle figlie modelli di genere diversi dalla relazione di sudditanza della donna nei confronti del proprio partner. E i figli maschi? A quali modelli dovrebbero aspirare? Quali alternative stiamo offrendo loro? Ne parliamo con Francesca Cavallo, attivista femminista e LGBTQIA+ e autrice della serie di libri per l’infanzia Storie della buonanotte per bambine ribelli, editi da Mondadori, e del suo nuovo libro, Storie spaziali per maschi del futuro, pubblicato a ottobre 2024 in Italia e già tradotto in nove lingue.

Che ruolo ha la letteratura per l’infanzia e quanto può incidere sulla decostruzione degli stereotipi di genere?

Il motivo per cui io, quindici anni fa, ho scelto di condurre questa battaglia proprio attraverso la letteratura per l’infanzia è perché ritengo che - nonostante sia considerata una letteratura di serie B - sia lo strumento più potente che esista per creare le premesse di una società nuova. Andare a smantellare gli stereotipi di genere che sono stati interiorizzati nel corso di tutta una vita, una volta adulti è infinitamente più difficile. Le persone che sono riuscite a smantellare il sistema di credenze che hanno interiorizzato crescendo sono, innanzitutto, quelle che si sono potute permettere di andare in terapia. E ad avere questa possibilità è una minoranza della popolazione. E poi quelle che hanno la sensibilità e il tempo di farlo. Per cui quando si parla di certi temi rivolgendosi unicamente ad un pubblico adulto, si rischia di parlare soltanto con persone che quel percorso di consapevolezza lo hanno già fatto e che sono già pronte ad accogliere quel messaggio. Le persone che, al contrario, non sono pronte ad accogliere quel messaggio, non lo intercettano nemmeno.

Cosa ti ha spinto a passare dalla letteratura rivolta alle bambine a scrivere un libro rivolto ai bambini maschi?

Un passaggio fondamentale è stato riconoscere che gli stereotipi di genere non hanno un impatto negativo soltanto sull’immagine di sé che hanno le bambine, ma anche su quella che hanno di sé i bambini. Quando è uscito Bambine ribelli c’erano un sacco di genitori che mi chiedevano: “E per i maschi?”. All’inizio mi sembrava una provocazione, poi mi sono resa conto che la mia era una visione parziale, perché tanti genitori volevano offrire ai propri figli dei modelli di maschile alternativi. Si guardavano intorno e non trovavano granché. I bambini crescono circondati da modelli di maschile come il “principe” che se non salva la principessa non ha ragione di essere nella storia. O come il supereroe che deve salvare gli altri ma è completamente incapace di salvare sé stesso, che vive chiuso in una caverna, condannato alla solitudine e l’unica parte di sé che può esporre al mondo è quella eroica, mentre quella umana è nascosta dietro una maschera. Anche in prodotti molto contemporanei e acclamati dalla critica come Inside Out, il film di animazione della Pixar, gli uomini vengono raccontati come rudimentali, come se da un punto di vista emotivo non ci fosse nulla di interessante che accade dentro di loro. Ma se noi continuiamo a diffondere questo pregiudizio, come facciamo poi ad aspettarci dagli uomini che siano capaci di processare in modo costruttivo le proprie emozioni? Se gli abbiamo detto per tutta la vita: “Non c’è nulla da guardare”? Storie spaziali per maschi del futuro sta facendo nello stesso tempo il lavoro di spiegare quale sia il problema e di offrire una soluzione che non parta dal guardare i bambini maschi con sospetto. Chi vuole essere guardato così dai propri adulti di riferimento? Non è giusto.

Hai avuto feedback dell’impatto del tuo libro sui bambini?

Un bambino di quattro anni ha letto un racconto del libro in cui un pirata si prende cura per giorni di una piratessa ferita e priva di coscienza. Ne è innamorato e vorrebbe darle un bacio ma la piratessa non è in grado di dire né sì né no. Quindi il pirata fa l’unica cosa che si può fare quando non c’è consenso: aspetta. Dopo aver letto la storia, il bambino ha detto alla mamma: “Ma allora il principe della Bella Addormentata ha sbagliato!”.

E i genitori? Non credi che anche le generazioni precedenti abbiano bisogno di imparare a vedere le cose in maniera diversa?

Certamente. È proprio questo uno dei motivi per cui la letteratura per l’infanzia è un genere che io definisco di “sutura”, perché è l’unico tipo di letteratura che viene consumata da diverse generazioni di lettori insieme, in modo condiviso. Ma è anche una letteratura di sutura tra gli adulti e i loro bambini interiori. Mi capita spesso di sentire di alcuni genitori che nel leggere le fiabe ai figli si commuovono. C’è tantissimo che la cultura può fare per aprire delle finestre nella testa e nel cuore delle persone.