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Come sceglie un algoritmo il rider che ritiene più efficiente? Esiste una logica nell’assegnazione degli ordini? E quali sono i parametri e il peso dei singoli criteri elaborati dai sistemi gestionali e di controllo di una piattaforma del food delivery? L’opacità dei sistemi automatizzati nei fatti impedisce di contrastare le forme di discriminazione e di emarginazione lavorativa, ancor più pericolose in quanto disumanizzate e nascoste dietro formule matematiche.
La nota decisione del Tribunale di Bologna che ha dichiarato nel dicembre 2020 la discriminazione dei parametri utilizzati per elaborare il ranking reputazionale dall’algoritmo “Frank” utilizzato da Deliveroo, ha reso manifesta la pericolosità dei sistemi automatizzati basati su una esasperata logica di cottimo digitale che penalizzava i lavoratori ritenuti meno produttivi. La conoscenza dell’algoritmo è dunque il primo essenziale passo per una “umanizzazione” del lavoro automatizzato da attuare attraverso una genuina contrattazione. La trasparenza e la chiarezza dell’informazione dei sistemi gestionali costituiscono quindi i principi cardine che devono caratterizzare qualunque rapporto di lavoro e, a maggior ragione, quelli digitali.
Sebbene la trasparenza algoritmica sia imposta da una legge dello Stato che, sin dall’agosto 2022, obbliga le aziende a fornire alle organizzazioni sindacali dettagliate informazioni sui loro sistemi automatizzati, nessuna azienda del settore del food delivery dopo quasi un anno dall’entrata in vigore ha mai comunicato alcunché. Nidil, Filcams e Filt Cgil hanno quindi avviato nel corso del 2023 una serie di iniziative non solo giudiziarie a Palermo, Torino e L’Aquila al fine di rendere effettivo il diritto alla trasparenza, pervicacemente negato dalle piattaforme digitali. Il Tribunale di Palermo, con una innovativa decisione adottata lo scorso 20 giugno, ha costretto Glovo a spiegare puntualmente il sistema di assegnazione delle consegne ritenendo inadeguate le generiche informazioni fornite, peraltro, con estremo ritardo.
Il giudice palermitano ha chiarito che i sistemi automatizzati di gestione “devono essere soggetti alla possibilità di controllo umano e devono essere conoscibili nel loro funzionamento”. La conoscibilità del sistema implica necessariamente – secondo il Tribunale - la completezza e l’intelligibilità dell’informazione. Nell’accogliere il ricorso per condotta antisindacale il giudice ha infatti ritenuto che l’informativa fornita da Glovo sia per la modalità lessicale che per i suoi contenuti non fosse idonea a chiarire il funzionamento dei sistemi automatizzati gestiti dal suo evocativo algoritmo “Jarvis”. L’informazione, per essere chiara e trasparente, non deve contenere “mere possibilità”, ma indicare in modo puntuale i parametri, il loro peso e le modalità di interazione. L’individuazione di un rider da parte di Javis non è, infatti, mai randomica, in quanto risponde ad una precisa logica inserita dai suoi programmatori che deve essere resa palese.
Il Giudice ha pertanto imposto a Glovo di specificare la corretta interazione di tutti i criteri che concorrono a generare la scelta automatizzata alla base dell’assegnazione degli ordini. Nel bilanciamento degli interessi in gioco è stato ritenuto prevalente il diritto all’informazione rispetto al segreto industriale che, sebbene rafforzato dal decreto legge del maggio 2023 adottato dal Governo Meloni, non può impedire di disvelare i parametri che sorreggono le decisioni di un algoritmo che regola il rapporto di lavoro.
Questa vittoria premia gli sforzi della Cgil per il riconoscimento dei diritti dei lavoratori del nuovo capitalismo digitale. Sarà un caso, ma dopo le prime vittorie le aziende del settore si mostrano ora meno ostili alle richieste di trasparenza dei loro sistemi. È un inizio, ma la strada per contrattare l’algoritmo è ancora lunga. Tra le iniziative di politica del diritto messe in campo dalla Cgil nell’azione di ampliamento dei diritti alle nuove forme di lavoro digitale e di contrasto al precariato digitale l’ufficio vertenze e legali della Cgil dell’Aquila ha organizzato, venerdì 30 giugno, un seminario di studio dal titolo “Diritti individuali e spazi di azione sindacale: conoscere l’algoritmo per governarlo”.
È una iniziativa importante che vede la partecipazione di magistrati esperti, professori di ingegneria informatica e accademici da tempo impegnati nello studio in questa nuova frontiera del diritto del lavoro, nonché medici di comprovata esperienza e avvocati. L’incontro, che sarà concluso dal segretario generale di Nidil Andrea Borghesi, si propone di affrontare e approfondire una prospettiva multidisciplinare tutti i temi correlati al lavoro digitale.
Alessandra Marchionni, responsabile ufficio vertenze e legali della Cgil dell’Aquila