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Nella prima metà degli anni Cinquanta le principali rivendicazioni delle donne sul terreno del lavoro sono l’attuazione del dettato costituzionale sulla parità salariale e la realizzazione di una tutela della maternità che garantisca non solo migliori condizioni di lavoro, ma anche una serie di servizi esterni di sostegno.
La legge sulla tutela delle lavoratrici madri viene approvata nel 1950. Sempre per iniziativa di Teresa Noce, nel maggio del 1952 viene presentato alla Camera il progetto di legge per l’Applicazione della parità di diritti e della parità di retribuzione per un pari lavoro.
Nella seconda metà degli anni Cinquanta il lavoro femminile acquisisce una maggiore visibilità e importanza in seguito all’aumento del numero delle lavoratrici durante il cosiddetto miracolo economico e qualcosa - soprattutto a partire dalla approvazione della Convenzione OIL n. 100 ratificata in Italia l’8 giugno 1956 divenendo legge l’anno successivo - comincia a cambiare.
Una nuova proposta di legge viene presentata il 23 ottobre 1958. Intanto i negoziati tra Confindustria, Cgil, Cisl e Uil portano il 16 luglio 1960 alla firma dell’Accordo interconfederale sulla parità salariale nell’industria. L’accordo elimina formalmente la divisione tra le categorie maschili e femminili, stabilendo un unico schema di classificazione, fissando categorie con differenti indici salariali. Le donne lavoratrici - però - vengono generalmente collocate nelle categorie più basse del nuovo schema, con i datori di lavoro che continuano ad affermare che il lavoro femminile è di minor valore perché le donne sono meno qualificate.
Dopo la conclusione dell’accordo del 1960 nel settore industriale, ogni categoria inizia la sua contrattazione, ma bisognerà ancora attendere molto per una legge vera e propria. Il 13 maggio 1978, a pochi giorni dall’omicidio di Aldo Moro, il Parlamento italiano emana la legge 180, altrimenti nota come legge Basaglia dal nome dello psichiatra che sul finire degli anni 60 e durante tutti gli anni '70, prima nel manicomio di Gorizia e poi in quello di Trieste, attuò lo scardinamento dei cancelli della psichiatria. Nello stesso mese di maggio, il 22, è approvata la legge 194 sull’interruzione volontaria della gravidanza.
Intanto il 25 luglio nasce al Royal Oldham Hospital di Oldham (Regno Unito) Louise Brown, la prima bimba in provetta. Il 27 dicembre la Spagna diventava una democrazia dopo 40 anni di dittatura. Qualche giorno prima, in Italia, la legge 23 dicembre 1978 n. 833 istituiva il Servizio sanitario nazionale mutando radicalmente l’organizzazione sanitaria nel nostro Paese. Così recitano gli atti parlamentari: presidente della Camera Pietro Ingrao, ministra della Sanità Tina Anselmi. E così il 23 dicembre 1978, Pietro Ingrao: “Comunico il risultato della votazione: Istituzione del Servizio sanitario nazionale (già approvata in un testo unificato alla Camera e modificato al Senato). Presenti: 465, votanti 458, astenuti 7, maggioranza 230, Voti favorevoli 381, voti contrari 70. La Camera approva". Applausi al Centro, a Sinistra, all’estrema Sinistra.
Tre leggi, una solo firma, quella della ministra Tina Anselmi. Definita dai suoi compagni di partito la “Tina vagante” per la sua indipendenza e imprevedibilità, Tina Anselmi è una delle tante donne che hanno cambiato - con fatica e determinazione - la storia del nostro Paese.
Nel 1977 Tina Anselmi è tra i primi firmatari della legge che apre alla parità salariale e di trattamento nei luoghi di lavoro, nell’ottica di abolire le discriminazioni di genere fra uomo e donna. “La disoccupazione femminile - diceva la ministra nell’occasione - si mantiene costantemente più elevata della disoccupazione maschile (…) le donne, insieme ai giovani, rappresentano la quasi totalità degli impiegati nel lavoro nero (…) le donne sono occupate in numero notevole in attività marginali, stagionali e temporanee (…) il tasso specifico di attività femminile, anche se non diminuisce in modo rilevante, resta comunque fermo rispetto ad una ricerca di occupazione in continuo aumento”.
Profondamente credente, Anselmi impronterà la sua attività politica sul principio della laicità firmando nel 1978 - perché questo imponeva la sua carica - la legge 194 nonostante le fortissime pressioni contrarie dalle gerarchie ecclesiastiche.
Anche per questo grazie, Tina.