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L’11 luglio del 1969 moriva a Zurigo il socialista Giacomo Brodolini. Già ministro del Lavoro e sindacalista della Cgil, universalmente riconosciuto tra i padri dello Statuto dei Lavoratori.
Alla fine del 1950 Brodolini viene chiamato a Roma, dove viene eletto segretario nazionale della Federazione lavoratori edili della Cgil. Nel Comitato direttivo della Confederazione dal 1951 e nell’Esecutivo dall’anno successivo, rimane segretario generale della Fillea fino al 1955, quando viene nominato vice-segretario della Cgil (rimarrà in carica fino al 1960).
Nel 1956 è a fianco di Giuseppe Di Vittorio, tra i principali promotori della presa di posizione del sindacato in solidarietà al popolo ungherese e di condanna dell’invasione sovietica.
Nel 1953 viene eletto per la prima volta alla Camera dei deputati nella circoscrizione di Ancona-Pesaro-Macerata-Ascoli Piceno. Ricoprirà il seggio per tre legislature, fino al 1968, anno in cui sarà eletto al Senato.
Nel dicembre di quell’anno viene nominato ministro del Lavoro e della previdenza sociale nel primo governo di Mariano Rumor. In tale veste promuove una vasta attività legislativa in materia previdenziale e sindacale: il superamento delle gabbie salariali, la ristrutturazione del sistema previdenziale, l’approvazione dello Statuto dei lavoratori, divenuto poi legge.
acconta ne La memoria di un riformista Gino Giugni: “Sembrava quasi aver fretta di portare a termine il suo compito. Riuscì a realizzare tre importanti obiettivi: la mediazione nella vertenza sulle cosiddette gabbie salariali, che favorì un accordo tra Cgil, Cisl e Uil e Confindustria sull’unificazione progressiva dei salari nel paese; una riforma delle pensioni che ancorando la pensione all’80% delle ultime retribuzioni ebbe effetti duraturi e venne modificata solo con Amato nel 1992”, e, da ultimo ma certamente non in ordine di importanza, lo Statuto dei lavoratori.
Il 24 giugno 1969 il disegno di legge governativo viene presentato in Senato. Brodolini morirà appena venti giorni dopo in una clinica svizzera. Alla sua morte, avvenuta in seguito a una malattia incurabile l’11 luglio 1969, il presidente della Repubblica Giuseppe Saragat gli conferirà la medaglia d’oro al valor civile, con la seguente motivazione:
“Esempio altissimo di tenace impegno politico, dedicava, con instancabile ed appassionata opera, ogni sua energia al conseguimento di una più alta giustizia sociale, dando prima come sindacalista, successivamente come parlamentare e, infine, come ministro per il lavoro e la previdenza sociale, notevolissimo apporto alla soluzione di gravi e complessi problemi interessanti il mondo del lavoro. Colpito da inesorabile male e pur conscio della imminenza della sua fine, offriva prove di somma virtù civica, continuando a svolgere, sino all’ultimo, con ferma determinazione e con immutato fervore, le funzioni del suo incarico ministeriale, in una suprema riaffermazione degli ideali che avevano costantemente ispirato la sua azione”.
“Abbiamo appreso questa mattina - diceva Agostino Novella al Direttivo della Cgil - la notizia della morte del compagno Brodolini. È una notizia che ci riempie di cordoglio, di tristezza, di rimpianto, per un militante della classe operaia, per il combattente per la causa del socialismo, per l’uomo. Lo ricordiamo fra i massimi dirigenti della Cgil come uomo estremamente sensibile ai problemi dei lavoratori, al valore delle battaglie sindacali e sociali. Lo ricordiamo come militante politico della classe operaia che ha continuato, anche dopo aver lasciato la Cgil, la sua battaglia - che è la nostra - per l’emancipazione dei lavoratori, per la giustizia sociale, la libertà, la democrazia”.
“Non possiamo dimenticare - prosegue Novella - le grandi lotte per le pensioni e le zone, che hanno impegnato le grandi masse dei lavoratori italiani (…) Ricordiamo l’impronta nuova che egli aveva dato all’atteggiamento del ministero del lavoro nelle vertenze sindacali. Ricordiamo infine soprattutto il suo impegno per uno Statuto dei diritti dei lavoratori. Ricordiamo il compagno Brodolini al nostro recente Congresso. Il saluto che egli ci ha portato allora, assume oggi il valore di un simbolo: la sorte ha voluto che egli dovesse compiere la sua ultima fatica di uomo politico tra di noi, tra coloro con i quali aveva iniziato la sua vita ed il suo impegno militanti”.
“... nella vita - diceva Brodolini al Congresso Cgil di Livorno del 1969 - bisogna sapere che scegliendosi degli amici, si scelgono anche gli avversari. Bene io ho scelto i miei amici e siete voi - e lo sapete - tra i miei amici e i miei compagni più cari”.